28/05/24

BIO-digestore. La politica inquinante sceglie gli affaristi

 Si continua con la truffa di
"BIO-massa" - "BIO-digestori" - "BIO-metano"?

"INGANNOal posto di BIO
sarebbe stato troppo lungo!

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Intervista di VISIONE TV ad 
Ina Camilli


attivista locale e componente del Comitato NO Biodigestori a Frosinone-Valle del Sacco, sulle criticità dell’impiantistica legata al ciclo dei rifiuti.

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Comitati No Biodigestori a Frosinone: 
“Stretti interessi tra imprenditori e politica, e la nostra salute?”

Dopo una fase di incertezze, la politica sospinta dagli imprenditori ha ripreso l’iniziativa economia e i legionari sono ripartiti all’assalto della Valle del Sacco, alzando il vessillo della riperimetrazione del SIN, per consegnare i territori ai progetti industriali di bio-digestori, fotovoltaico, idrogeno verde, ecc., in antitesi con il senso proprio della bonifica del bacino del fiume Sacco.

In questo contesto gli investimenti pubblici non sono finalizzati alla transizione ecologica ma alla finanziarizzazione dell’economia.

Operazioni dipendenti dai sussidi pubblici, tra incentivi diretti e agevolazioni fiscali che non creano occupazione e ricchezza per la popolazione, calpestando ogni sua aspettativa di ripresa in termini di sviluppo, salute e prosperità economica.


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Il testo dell'articolo in caso non dovesse funzionare il link:

Da quando la società Maestrale srl nel 2019 ha presentato il progetto per la costruzione di un biodigestore anaerobico a Frosinone si è costituito il Comitato che si oppone al rilascio dell’autorizzazione nel procedimento amministrativo in Regione Lazio. I comitati, che si sono attivati nel territorio, denunciano l’assenza di tutele per l’ambiente e la salute umana, ma anche una scarsa informazione e trasparenza politico-amministrativa verso la cittadinanza.
I biodigestori anaerobici sono impianti per il trattamento della Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano (FORSU) e la produzione di biogas da trasformare in biometano e quindi in energia. Il termine “biodigestore” sembra molto rassicurante, bio rimanda alla vita e digestione ad un processo fisiologico e naturale, ma è davvero così?
Abbiamo raccolto le parole di Ina Camilli, attivista locale e componente del Comitato NO Biodigestori a Frosinone-Valle del Sacco sulle criticità dell’impiantistica legata al ciclo dei rifiuti.

Dottoressa Camilli, la storia è lunga e intricata, ma proviamo a ripartire dalle vostre ragioni. Perché i Comitati respingono questo impianto?

Le ragioni che ci vedono contrari a questo progetto non sono ideologiche o pregiudiziali, ma risiedono nella critica che rivolgiamo alla Regione che non pianifica lo sviluppo del territorio, cala le sue decisioni sul territorio, impone dall’alto una volontà politica che non risponde agli interessi di chi lo abita.
In sintesi siamo contrari per l’impatto che impianti insalubri hanno sulla salute pubblica e sull’ambiente.
La Valle del Sacco, classificata come SIN, Sito di Interesse Nazionale, attende da decenni la bonifica dopo il disastro ambientale del 2005 [1]. La Valle continua ad essere sottoposta ad un forte stress ambientale per via degli alti livelli di inquinamento dell’aria, come rilevano tutti i rapporti di Arpa Lazio [2].
Anche l’Ue denuncia la gravità della situazione della Valle del Sacco per inadempienza alle norme ed ai parametri sulla qualità dell’aria. La Valle del Sacco, a causa della sua conformazione orografica (legata ai venti), non riesce a disperdere gli inquinanti, che restano stagnanti al suo interno. Aggiungiamo anche l’elevato transito di mezzi pesanti in entrata e in uscita, che si avrebbe nelle strade che portano al biodigestore e l’inquinamento prodotto dall’alimentazione con caldaia a gasolio dell’impianto che si sommano alle polveri emesse dall’usura dei freni, degli pneumatici ed il sollevamento delle PM al passaggio di mezzi pesanti.  L’impianto è causa di un forte inquinamento acustico e di gas maleodoranti. Per non parlare dei pericoli legati al rischio esplosione, in una area sismica, su un terreno vicino ad altri impianti ad alto impatto ambientale e sotto direttiva Seveso III. In questo scenario così critico come si può pensare di introdurre l’ennesimo fattore inquinante?

C’è poi la questione dell’annunciata bonifica della Valle del Sacco mai realizzata.

Sì, la nostra opposizione deriva anche dal fatto che anziché procedere con la bonifica del territorio si va a sovraccaricarlo ancora di più con nuove fonti di inquinamento. La Regione Lazio da un lato promette che avvierà la bonifica e d’altro concede autorizzazioni o avvia processi per autorizzare questo tipo di impianti, non avendo mai redatto un piano sul fabbisogno impiantistico del territorio.
Questo si traduce in una situazione “selvaggia” perché ogni privato ha diritto a presentare un progetto e la Regione è obbligata a valutarlo. Nell’arco di 30 km, tra Frosinone, Anagni, Patrica e Ferentino ci sono 4 nuovi impianti di questo genere autorizzati o che attendono di essere autorizzati.
L’iniziativa economica privata, come previsto dalla Costituzione, è libera, ma non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente e quindi alla dignità umana. Questi basilari principi nel nostro territorio non vengono rispettati perché le lobbies degli speculatori sono molto forti.

Quindi, secondo lei, è per questo che le Istituzioni sono così recalcitranti ad occuparsi della questione?

Ritengo che la Regione Lazio non abbia redatto il documento sul fabbisogno impiantistico per lasciare mano libera ai potenziali “investitori”, in quanto vi è un rapporto di stretta contiguità tra interesse privato degli imprenditori e politica.
Negli anni chi ricopre determinati incarichi pubblici è diventato sempre più imprenditore di sé stesso. La politica non ascolta i cittadini e della sua attività risponde ai partiti e ai finanziatori economici. La politica non viene più prima dell’economia e del profitto, il rapporto si è invertito.
In realtà la politica si occupa dello sviluppo della Valle del Sacco, solo che non lo fa per difendere gli interessi di chi abita il territorio, ma sta dalla parte del profitto.
Ed è recalcitrante perché gli affari vengono prima della tutela della comunità.

Dunque ritiene che vi potrebbero essere interessi collegati tra politica locale e imprenditori del rifiuto. Avete provato a rivolgervi alle Istituzioni in maniera diretta

All’inizio, quando ci siamo accorti delle prime anomalie nel procedimento di autorizzazione regionale, abbiamo chiesto la sospensione dell’iter, che invece è andato avanti. In seguito abbiamo diffidato la Regione Lazio e chiesto per tre volte l’archiviazione dell’autorizzazione. Al Governo abbiamo chiesto di esercitare i poteri sostitutivi verso l’Ente regionale per inadempimento. Tutte le istanze che abbiamo presentato sono rimaste senza risposta.
L’attuale Consiglio Comunale di Frosinone non ha mai indetto una riunione pubblica o consiliare sul tema del biodigestore, quando durante la campagna elettorale gran parte dei candidati Sindaci si erano dichiarati contrari. Si è perfino costituita una Consulta dei Sindaci contro il biodigestore, ma non ha promosso alcuna azione politica. Anche l’attuale Sindaco di Frosinone, Riccardo Mastrangeli, non era favorevole, ma dopo la sua elezione non ha organizzato nessun incontro informativo o adottato un atto politico in tal senso.
Le Istituzioni pubbliche sono insonorizzate e non sentono la voce dei cittadini. Stesso discorso per i partiti politici e le forze sociali. Discorso a parte è quello di associazioni nazionali che adottano “due pesi e due misure” o altre che, potendo, hanno scelto il silenzio.
Negli ultimi 20 anni ci sono state molte denunce, processi, avvisi di garanzia, inchieste e prescrizioni. È di questi giorni la notizia dell’indagine “Una goccia nel deserto” sul traffico illecito di rifiuti, partita proprio da Frosinone, mentre è arrivata la condanna in primo grado per la ex dirigente della Regione Lazio e l’imprenditore Valter Lozza per reati connessi al ciclo dei rifiuti.

A che punto è adesso la vostra lotta e in che fase si trova il procedimento regionale che approverà o archivierà il progetto?

Ci sono ancora alcune importanti prescrizioni non ottemperate da parte della società, come la condotta per lo scarico e la caratterizzazione del suolo, ai fini della bonifica, dove sorgerà il biodigestore.
L’ultima recente novità viene dalla Regione che, dopo oltre 4 anni di rinvii, deroghe e proroghe concesse al proponente, solo ora ha intimato alla Maestrale, come indicato dal Ministero, di procedere subito all’attuazione del piano di caratterizzazione ed alla verifica dello stato delle matrici ambientali, fornendone gli esiti alla Regione. Altrimenti alla prossima e ultima Conferenza di servizi, da tenersi entro il 10 luglio, se non avrà adempiuto ai suoi doveri legali, il procedimento potrebbe essere archiviato. Ma questo il Comitato NO Biodigestori a Frosinone-Valle del Sacco l’ha chiesto appena scaduti i termini di legge, cioè dopo 120 giorni dal suo inizio, e sono passati più di 4 anni! Tutto questo tempo è davvero anomalo e la procedura seguita è irrituale.
La Maestrale srl, insomma, ha avuto una incomprensibile dilazione dei tempi per mettersi in regola da risultare sospetta.
Come sempre saremo presenti in Conferenza di servizi per capire cosa accadrà.

La parola “biodigestore” non sembra nascondere minacce per l’ambiente, anzi, pare alludere ad un processo quasi spontaneo.

Anche quando si parla di “economia verde” o green economy, di polo logistico, di termovalorizzatore invece di inceneritore sembra si parli di grosse svolte in senso positivo per gli ecosistemi, ma spesso non è così. Sono espedienti per non far percepire la pericolosità che c’è dietro le parole. I comitati ormai non cadono nella trappola del linguaggio, l’attenzione è massima, ma lo stesso non si può dire dell’opinione pubblica, alla quale tutto questo viene prospettato promettendo la valle verde del “Mulino Bianco”.
La stampa ha le sue responsabilità, molto spesso asservita ai poteri economici e politici. Ringraziamo la vostra redazione per averci dato la possibilità di esprimerci liberamente.

Insomma, la storia è sempre la stessa, e al di là delle ragioni delle parti in campo, la classe politica dovrebbe almeno prestare attenzione alle richieste di discussione dei cittadini mentre questi ultimi si rivolgono alla stampa indipendente per denunciare i loro problemi, rivendicazioni e il senso di impotenza davanti alle istituzioni.

NOTE:

[1] 
https://www.internazionale.it/reportage/marina-forti/2016/07/05/inquinamento-valle-sacco-rifiuti-tossici

[2]
 https://www.frosinonetoday.it/attualita/inquinamento-ceccano-frosinone-sforamento-livelli-pm10.html . Qui il bollettino giornaliero Arpa Lazio: https://www.arpalazio.net/main/aria/sci/qa/misure/PM10.php

17/05/24

La Regione s'è aresbigliate! Mieglie tarde che maje.


La Regione s'è aresbigliate! (La Regione si è risvegliata!)
Mieglie tarde che maje. (Meglio tardi che mai.)
I nui, quante uote ue l'erime ditte? (E noi quante volte ve lo avevamo detto?)


Dopo oltre 4 anni di un contrastato procedimento amministrativo sul biodigestore proposto dalla Maestrale srl di Frosinone, da allocare in area SIN, la Regione Lazio… consegna un “ultimatum” alla società.

La Regione infatti ha dovuto dare seguito alla raccomandazione del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, il quale ha ribadito che le opere previste dal Piano di caratterizzazione, ai fini della bonifica dell’area, devono essere ultimate prima dell’inizio dei lavori.

Tuttavia “Ad oggi, non risulta pervenuta agli atti di questo Ministero alcuna comunicazione in merito all’attuazione del suddetto Piano di caratterizzazione e, conseguentemente, non è noto lo stato delle matrici ambientali del sito.”

La Regione, messa alle strette dal Ministero, ha comunicato alla società di non poter dilazionare oltre i tempi se non dovesse ottemperare ai suoi adempimenti, prima dell’ultima Conferenza dei servizi, programmata entro il prossimo 10 luglio, aggiungendo che “non sarà concessa alcuna ulteriore proroga e si deciderà sulla base di quanto emerso, eventualmente anche con l’archiviazione del procedimento”.

Questo Comitato ribadisce che la “minaccia” di archiviazione della Regione, avanzata con così tanto ritardo, non ha un presupposto giuridico, bensì discrezionale, poiché la chiusura del procedimento, nel rispetto della legge, doveva avvenire alla scadenza dei 120 giorni dal suo inizio, istanza che abbiamo reiterato per ben tre volte.
Della serie: "I nui quante uote ue l'erime ditte?". (E noi quante volte ve lo avevamo detto?).
Tutte le richieste di questo Comitato sono rimaste senza risposta.

La Regione sembra interpretare la legge per assecondare interessi economici anziché per essere rispettata.
Sembra essere questo il motivo dei continui rinvii del procedimento amministrativo.


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venerdì 17 maggio 2024

Dal Blog di PONTINIA ECOLOGIA E TERRITOTIO di Giorgio Libralato

(cliccare il titolo per l'articolo) 

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13/05/24

Smog. Da maglia nera a città dall’aria “pulita”?



 Smog Frosinone 2024: da maglia nera a città dall’aria “pulita”?


Nel 2023 alla città di Frosinone è stato assegnato il nero primato nazionale per la peggiore qualità dell’aria e corre per aggiudicarselo anche nel 2024. Nei primi quattro mesi, infatti, la centralina Arpa di Frosinone Scalo ha già registrato 38 giorni di superamento della concentrazione media giornaliera di PM10 (50 μg/m3), sui 35 giorni consentiti in un anno. Sebbene sia noto che la concentrazione media delle PM2.5 sia pari a circa il 40% delle PM10, tale centralina non misura le polveri ultrafini, le più pericolose per la salute umana. Quindi, nella zona maggiormente inquinata d’Italia, non si conoscono valori e sforamenti delle PM 2.5.

Tra le prime cose che deve fare il Comune (e che non ha fatto) è chiedere l’installazione di una centralina Arpa dedicata alla PM2.5 se vuole disporre di un quadro di riferimento completo ed ottemperare alla recente Direttiva europea che ha abbassato i limiti delle polveri sottili per avvicinarsi ai valori suggeriti dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) a protezione della salute umana.

Dal 2008 la zona denominata “IT1217 Valle del Sacco” è sotto infrazione a causa degli sforamenti annuali, continui e ripetuti, delle centraline di Frosinone Scalo, Ceccano, e Colleferro, che hanno fatto scattare, come in altre aree del Paese, le sanzioni europee.

A marzo 2024, la Commissione Europea ha avviato una nuova procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per il mancato rispetto degli obblighi sulla qualità dell’aria.

Del resto le rilevazioni di Arpa ed il programma regionale di risanamento della qualità dell’aria non hanno trovato riscontro, a livello comunale, in un programma straordinario, esponendo la popolazione ai potenziali danni sanitari ed alle sanzioni pecuniarie, che paghiamo come contribuenti.

La Regione Lazio, guidata dal Presidente Rocca, continua pedissequamente ad imporre ai cittadini inutili sacrifici che non risolvono il problema dell’inquinamento atmosferico nella Valle del Sacco. La bonifica resta la promessa preferita da dare in pasto all’opinione pubblica, mentre negli Uffici amministrativi si autorizzano nuovi impianti insalubri, come i biodigestori.

Nel 2016 Arpa Lazio, nelle osservazioni al progetto di impianto di produzione di biometano da rifiuti della Recall srl di Patrica, rilevava come “Il Piano di risanamento della qualità dell’aria, considerato che questa situazione perdura ormai da diversi anni, richiede una drastica riduzione delle emissioni, soprattutto quelle industriali, ma non sembra che ciò sia avvenuto, anzi si assiste ad un costante peggioramento del quadro emissivo” e si “impone di limitare drasticamente le autorizzazioni se non si vuole giungere a situazioni di pericolo sanitario.

Raccomandazione rimasta sulla carta in una Regione che dal 2019 è in “corsa” per autorizzare, a ridosso dei popolosi quartieri di Corso Lazio e Frosinone Scalo, un altro impianto per la produzione di biometano destinato a trattare 50.000 tonn/anno di rifiuti umidi, presentato dalla Maestrale srl.

L’impianto sta avendo un iter travagliato per le contestazioni che gli vengono mosse dalla Provincia di Frosinone. Un progetto che contrastiamo perché quando sarà realizzato provocherà un aggravio del traffico locale per il trasporto di rifiuti umidi che potranno arrivare da ogni parte d’Italia e non solo. Il traffico sarà concentrato nel tratto urbano che coinvolge la SR 156 nel segmento compreso tra il casello di Frosinone dell’autostrada A1, Madonna della Neve a nord e Ceccano - SS156 diramazione dei Monti Lepini a sud. Sono stimati 16 mezzi pesanti al giorno con 32 viaggi in ingresso e in uscita per 312 giorni l’anno.

Lo scorso 4 aprile, ai fini della Conferenza di servizi decisoria, la Maestrale Srl ha presentato una relazione, redatta dall’Ing. Giorgio Buonanno, del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Civile dell’Università di Cassino. La controversa relazione conclude che “la concentrazione di PM10 nel comune di Frosinone è trascurabile”. Tale stima prende a riferimento i chilometri percorsi dai mezzi pesanti, ma il loro numero risulta dimezzato in ragione di un calcolo, a nostro avviso, “bizzarro”. Si legge infatti che “Considerando una superficie del Comune di Frosinone di 47 km2” gli impatti dell’inquinamento prodotto dal traffico veicolare diretto all’impianto sono stati “spalmati” sull’intera area comunale, anziché considerare solo le zone coinvolte che, a ridosso di Corso Lazio, sulla via Monti Lepini coinvolgono via Valle Fioretta, via Selvotta, via degli Anziati, Via Ponticelli, Via della Pietra Rotonda. Zone che, a circa 1 chilometro dalla centralina Arpa di Frosinone Scalo, sono quelle che già risentono della peggiore qualità dell’aria e che subirebbero il maggior aggravio e danno dall’aumento del traffico pesante indotto dall’attività del biodigestore.

Questo si evince dalla relazione del consulente della società e che a distanza di più di un mese dalla sua pubblicazione parrebbe essere passata inosservata agli Assessori e ai consiglieri comunali.

L’Amministrazione di Frosinone - che, con il silenzio compiaciuto delle opposizioni, non ha portato in Consiglio l’affare biodigestore - non ha chiesto l’archiviazione del procedimento di autorizzazione, i cui termini di legge sono ampiamente scaduti, e non ha fornito il parere di incompatibilità territoriale dell’impianto.

Ad oggi non ci risulta abbia ritenuto necessario designare un tecnico specializzato per esaminare il progetto della Maestrale srl, non si è interfacciata con i residenti dei quartieri sottoposti a maggior rischio (Corso Lazio, Frosinone Scalo e Selva dei Muli), non ha avviato con Arpa campagne mobili straordinarie di misurazione delle PM 2.5 in tali zone, non ha verificato l’aggravio sulla viabilità provocato dalle attività legate al digestore, (vedere foto allegate), non ha misurato gli impatti sull’inquinamento atmosferico che derivano dall’utilizzo nel progetto di una caldaia a gasolio di 500Kw per l’alimentazione dell’impianto. In Conferenza di servizi non ha contro dedotto le 36 prescrizioni contenute in AIA, assolutamente preoccupanti le previste emissioni odorigene dell’impianto per i residenti, e non ha adottato la variante urbanistica con annessa mappatura dei fattori di rischio di incidenti rilevanti a tutela peraltro delle stesse aziende e degli impianti già esistenti. Se non si interverrà con misure decise a livello locale e sovracomunale sulla pressione ambientale del SIN Valle del Sacco, anche i gravi risultati sanitari di tutti gli studi prodotti dalle Istituzioni pubbliche (Sentieri, Montano, Eras Dep Lazio) a carico dello stato di salute della popolazione residente descritti in letteratura, soprattutto in relazione alle cause cardiovascolari e respiratorie fin dal 2012  (Chen & Hoek, 2020; Franchini & Mannucci), continueranno a peggiorare e questo non può essere accettato. Tutta la politica va richiamata alle sue responsabilità. Rispetto a queste criticità, probabilmente nemmeno le più significative, il Comune agisca in modo discrezionale, come è suo diritto, ma esprima in atti una posizione riconoscibile in termini di salvaguardia della legalità e della salute della comunità.

 

Frosinone 13 maggio 2024

 

Coordinamento di:

- Comitato NO biodigestori a Frosinone - Valle del Sacco

- Comitato residenti Colleferro

- Cittadini della Valle del Sacco Sgurgola-Anagni







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09/05/24

BIODIGESTORI: LA MASCHERA DELL'ECONOMIA CIRCOLARE

 BIODIGESTORI: LA MASCHERA DELL'ECONOMIA CIRCOLARE


Questa sera alle ore 21.10, sul sito web e sulla pagina  facebook di EXTRATV, "VIVAVOCE", si parlerà della Valle del Sacco, degli ingannevoli BIOdigestori di Frosinone, Patrica e Anagni, impianti industriali ad alto impatto sanitario ed ambientale, che vogliono autorizzare, e delle altre fonti di inquinamento.

Ringraziamo Extratv per aver promosso il confronto tra Comitati, Associazioni ed esperti del calibro del Prof. Gianni Tamino, ISDE Italia, (Medici per l'ambiente), dell'Ing. Francesco Girardi, presidente di ASA Tivoli ed altri ospiti.

Anche attraverso i mezzi di informazione si DIFENDE LA SALUTE DI TUTTI, L’AMBIENTE E IL TERRITORIO.

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La trasmissione VIVA VOCE di Extratv del 9 maggio. 2024



Un estratto del video, con le pesanti dichiarazioni del 
Prof. Gianni Tamino, di ISDE
(Associazione Italiana Medici per l'Ambiente)





𝕍𝕒𝕝𝕝𝕖 𝕕𝕖𝕝 𝕊𝕒𝕔𝕔𝕠, 𝕝𝕒 𝕤𝕡𝕖𝕔𝕦𝕝𝕒𝕫𝕚𝕠𝕟𝕖 𝕟𝕠𝕟 𝕤𝕚 𝕗𝕖𝕣𝕞𝕒

  𝕍𝕒𝕝𝕝𝕖 𝕕𝕖𝕝 𝕊𝕒𝕔𝕔𝕠, 𝕝𝕒 𝕤𝕡𝕖𝕔𝕦𝕝𝕒𝕫𝕚𝕠𝕟𝕖 𝕟𝕠𝕟 𝕤𝕚 𝕗𝕖𝕣𝕞𝕒 In attesa della conferma ufficiale dell'archiviazio...