Nel novembre 2024, la Giunta
regionale ha approvato una delibera passata quasi sotto silenzio per promuovere
investimenti strategici finalizzati alla produzione di idrogeno “verde” nelle
aree industriali dismesse del territorio regionale, stanziando 8 milioni di €,
che si aggiungono ai 17 milioni già disponibili, per coprire integralmente i
costi del progetto “Helios” nel Comune di Patrica (FR) e l’Indeco Green
Hydrogen Hub nel Comune di Borgo Montello (LT), mentre l’impianto
“H2-Civitavecchia”, classificatosi primo in graduatoria, era stato già
finanziato.
Come noto, l’unico idrogeno a
basse emissioni è quello cosiddetto “verde”, prodotto cioè a partire da un
processo di elettrolisi alimentato con energie rinnovabili. L’idrogeno prodotto
da gas, carbone e petrolio ha invece emissioni importanti ed è anche meno
efficiente. Secondo un dossier della Cassa dei Depositi francese (ottobre 2024)
[bit.ly/40nxEE8, bit.ly/3WzFZDH] solo l’1%
della produzione globale di idrogeno è prodotto con tecniche a basse emissioni
di carbonio: il resto è tutto idrogeno sporco. Non solo. La quasi totalità
dell’idrogeno, il 99,9%, viene paradossalmente utilizzato come materia prima o
reagente con un impiego predominante nell’industria petrolifera e chimica e nei
processi di raffinazione del greggio. Tutti gli altri usi - quelli in teoria
interessanti in termini ecologici, come carburante e accumulo di energia
elettrica - sono appena lo 0,1% del totale.
In questo contesto va osservato
che il piano europeo REPowerEU, finanziato dall’Unione europea con 20 miliardi
€, punta a incrementare la produzione di biometano, considerandolo forma di
energia rinnovabile.
Nell’Avviso di Manifestazione di
Interesse del Consorzio Industriale del Lazio (ASI) del 2022 [bit.ly/4aE0BR2] per la
nascita di una Hydrogen Valley nell’area consortile di Frosinone (area ex-Siporex
di Patrica) si legge: “Una seconda fase di sviluppo [del progetto] prevedrà
l’assegnazione di ulteriori lotti destinati alla realizzazione di un
biodigestore per la produzione di biometano". Evidenza negata dal
dottor Luca Parola, rappresentate di Engie, la società di investimento partner nel
progetto del Consorzio ASI insieme alla Società Gasdotti Italia e all’Università
di Cassino, che nel Consiglio comunale di Patrica del 5 febbraio 2024 [bit.ly/40M44JJ] affermava:
"Non ci sarà nessun biodigestore, io non so quella parola dov'è uscita,
se è un refuso" e che su nostra obiezione durante la seduta puntualizzava
che il progetto “non prevede nessun biodigestore in nessuna fase due, in
nessuna fase tre, in nessuna fase cinque”.
In quel Consiglio Comunale
nessuno dei rappresentanti dei Comuni limitrofi a Patrica era presente.
Brillava in particolare l’assenza dell'assessore all'ambiente della giunta
Caligiore del Comune di Ceccano, attualmente dimissionaria, ma già allora in
altre faccende affaccendata, vicina al presidente della regione Lazio, nonché
accesa sostenitrice, con memorabile banchetto lungo il fiume Sacco,
dell'energia rinnovabile. Scontata invece l’assenza dell’assessore all’ambiente
del Comune di Frosinone, nonostante le promesse elettorali fatte in tema di
salute e ambiente in campagna elettorale, evidentemente impegnato nell’aspra
battaglia (tutta da dimostrare) contro le polveri sottili. Massiccia la
presenza delle associazioni del territorio con qualche defezione strategica,
Legambiente non pervenuta. E mentre il Sindaco Fiordaliso in quella sede si
dichiarava non contrario per principio alla tecnologia, poi a novembre 2024,
all’arrivo dei finanziamenti della Regione Lazio, ha scoperto l’importanza di
individuare nuove fonti di produzione di energia rinnovabile, sostenendo che
l’idrogeno “verde" rappresenta una risorsa fondamentale per la creazione
di un modello virtuoso di sostenibilità ambientale.
Quello che sappiamo è che l’idrogeno non è una energia pulita, che il
parco fotovoltaico “Helios” nell’area consortile ex-Siporex di Patrica sarà in
grado di alimentare solo il 50% delle necessità, per la produzione di idrogeno
e che Engie, come prospettato dal proprio scenario, per la decarbonizzazione,
intende “massimizzare il potenziale del biometano, attivando tutte le
leve disponibili”.
Secondo il dossier della Cassa
dei Depositi francese quasi tutti i 100 milioni di tonnellate di idrogeno
prodotti oggi nel mondo sono generati da combustibili fossili (gas naturale,
carbone e petrolio), con tecniche inquinanti (meno dell’1% infatti è la quota
di idrogeno prodotto con tecniche a basse emissioni di carbonio), mentre il 99%
dell’idrogeno prodotto è consumato dalle industrie ad alto rischio ambientale,
non certo per scopi ecologici.
Sappiamo inoltre che questo
dossier della Cassa e Depositi francese non è “sfuggito” solo alla Regione
Lazio ma anche a tutti gli Amministratori dei Comuni interessati che al solito cambiano
idea o non sanno.
Gli investimenti della Regione
Lazio nella Valle del Sacco, destinati alla Hydrogen Valley di Patrica, e la
scarsa attivazione degli amministratori locali e delle realtà ambientaliste e
sociali (in letargo), sollevano numerosi interrogativi, in particolare riguardo
alla sostenibilità dell'energia prodotta, al futuro del territorio e al modello
di sviluppo proposto, che continua ad escludere la partecipazione delle
comunità locali.
Frosinone 26 Gennaio 2025
Il coordinamento di:
- Comitato No Biodigestore a Frosinone – Valle del Sacco
- Comitato residenti Colleferro
- Cittadini della Valle del Sacco Sgurgola - Anagni
- Blog Frosinone Bella e Brutta
La politica italiana e l’arte di assecondare le multinazionali:
il caso della Hydrogen Valley nella Valle del Sacco
Se
ci fosse un premio per la capacità di piegarsi con eleganza alle esigenze delle
multinazionali, la politica italiana lo vincerebbe a mani basse. Con anni di
esperienza nella danza diplomatica, che spazia dal tango con le aziende
petrolifere al valzer con i giganti del tech, il nostro Paese ha affinato un
talento unico: trasformare ogni promessa di sostenibilità in una gigantesca
opportunità di speculazione.
L’ultimo
atto di questa tragicommedia si sta consumando nella Valle del Sacco, dove un
progetto che sembrava un sogno “verde” si sta trasformando in un incubo
fosforescente. Parliamo della Hydrogen Valley, una delle tante iniziative nate
sotto il segno del nuovo deal ecologico, ma attenzione: non lasciamoci
ingannare dal nome! Qui di ecologico c’è solo il packaging, mentre il contenuto
è l’ennesimo gioco di prestigio per arricchire chi già comanda, a discapito di
chi sperava in un futuro più pulito.
L’idrogeno
della discordia
L’idea,
sulla carta, è brillante: produrre idrogeno, il carburante del futuro, e
contribuire alla transizione energetica. Ma chi ci assicura che l’idrogeno
prodotto in questa valle sarà destinato a ridurre le emissioni delle auto
elettriche, a far volare droni alimentati da energia rinnovabile o a riscaldare
le case con tecnologie all’avanguardia? Non sarà che questo idrogeno è già
destinato a tutt’altri usi, probabilmente meno ecologici e più… speculativi?
La
politica, come sempre, è pronta a vendere il progetto come un successo epocale.
E poco importa se chi è coinvolto ha un curriculum che farebbe rabbrividire
anche il più disilluso degli ambientalisti. Dopo tutto, la coerenza è un
optional nel manuale della governance italiana.
Cambiare
pelle per non cambiare nulla
La
vera maestria delle multinazionali sta nel loro straordinario mimetismo. Oggi
paladine della sostenibilità, ieri estrattori senza scrupoli, queste aziende
sanno come cavalcare l’onda del momento. Greenwashing? No, qui siamo a un
livello superiore: il “green-dressage”, dove si fa credere al pubblico di
correre verso un futuro sostenibile mentre si galoppa sul sentiero della
massimizzazione dei profitti.
Non
è un caso che la Hydrogen Valley della Valle del Sacco sia già al centro di
polemiche. Gli ambientalisti puri accusano il progetto di essere l’ennesima
scusa per ottenere finanziamenti pubblici senza un reale beneficio per la
comunità o per l’ambiente. Gli stessi cittadini che per decenni hanno subito le
conseguenze di un inquinamento industriale devastante ora si ritrovano di
fronte a un progetto che rischia di perpetuare le stesse logiche speculative.
Politica
e multinazionali: un amore senza fine
E la
politica? Beh, la politica osserva, ammicca e firma. Perché resistere al
fascino di un progetto che promette investimenti miliardari e posti di lavoro,
anche se i numeri spesso non reggono al vaglio di una calcolatrice? Le grandi
parole sullo sviluppo sostenibile e sull’innovazione sono ottimi slogan per le
campagne elettorali, ma nella realtà spesso si traducono in concessioni
generose e in una totale assenza di controllo.
Nel
frattempo, chi paga il prezzo di questo ennesimo balletto tra interessi privati
e pubblici è, come sempre, la comunità locale. Quella stessa comunità che, tra
discariche abbandonate e falde acquifere contaminate, aspettava risposte
concrete per un futuro diverso. Un futuro che, a quanto pare, continua a essere
rinviato a data da destinarsi.
Sogni
verdi, realtà grigia
La
Hydrogen Valley della Valle del Sacco è il simbolo perfetto della nostra epoca:
un progetto che incarna la distanza siderale tra le promesse della politica e
la dura realtà dei fatti. Forse, invece di continuare a rincorrere le
multinazionali, sarebbe il caso di tornare a pensare a soluzioni davvero
sostenibili, che mettano al centro le persone e il territorio. Ma questo, si
sa, è un sogno troppo grande per chi ha già deciso di accontentarsi di un posto
in platea nel teatro della speculazione globale.
Per
un approfondimento vai al link del blog del Comitato https://bit.ly/4hhBgic
Frosinone 30.01.2025
- Comitato No Biodigestore a Frosinone –
Valle del Sacco
- Comitato residenti Colleferro
- Cittadini della Valle del Sacco
Sgurgola - Anagni
- Blog Frosinone Bella e Brutta
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