27/04/24

Cresce la protesta contro il biodigestore. Si costituisce il COMITATO PER LA TUTELA DELLA SALUTE E TERRITORIO SELVA DEI MULI FROSINONE


Si costituisce il COMITATO PER LA TUTELA DELLA SALUTE E TERRITORIO SELVA DEI MULI FROSINONE


Il 22 aprile scorso, si è ufficialmente costituito il “COMITATO PER LA TUTELA DELLA SALUTE E TERRITORIO SELVA DEI MULI FROSINONE”, a cura di cittadini di Frosinone residenti nel territorio di Selva dei Muli, Lestre del Cerro, Selvotta, Selva Casarino, Zona Scalo, Corso Lazio.

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In bocca al lupo

Il Comitato No biodigestori a Frosinone - Valle del Sacco ha accolto con soddisfazione la notizia della costituzione del nuovo Comitato per la tutela della salute e territorio Selva dei Muli.

Un altro sano esempio di cittadinanza attiva che si unisce e si mobilità per difendere il proprio territorio dai ripetuti e continui attacchi all'ambiente, già abbondantemente danneggiato, dalle repentine ed insane attività esistenti. 

Mentre gli organi competenti, dal Ministero della Salute, passando per ISS, Dep Lazio, ISPRA e ARPA certificano i danni sanitari causati sugli abitanti dallo stato di contaminazione del SIN della Valle del Sacco, Regione Lazio e amministrazioni locali non se ne fanno carico con azioni coerenti e conseguenti.

Siamo disponibili ad unire le forze e collaborare, in una rete di cittadini, comitati ed associazioni, per il comune obiettivo: 

difendere la salute dei cittadini ed informarli, ostacolando la nascita di ulteriori fonti inquinanti.

Nessun impegno è gravoso se il fine è il bene della nostra comunità, che ci vedrà condividere con voi l’obiettivo di un futuro migliore per i nostri giovani.

Buon lavoro dal Coordinamento:

- Comitato NO biodigestore Frosinone - Valle del Sacco
- Comitato residenti Colleferro
- Cittadini della valle del Sacco Sgurgola-Anagni

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Cosa c'è di importante nell'area di

Selva dei Muli


INOLTRE....
​L'area di Selva dei Muli nel terzo millennio A. C. era sede di un insediamento dell’Eneolitico. Durante gli scavi per l'interporto è emerso un villaggio, uno dei più grandi del centro Italia. Del villaggio però non resta che una pubblicazione scientifica di Manuela Cerqua (*) nella quale, peraltro, lo si definisce in questi termini: “L'insediamento si impone nel panorama di questo contesto geografico e culturale per la sua eccezionale estensione (circa 8 ha) e per la presenza di un importante opera difensiva perimetrale costituita da un fossato e da una triplice palizzata. La funzione difensiva di queste strutture appare inconfutabile e al momento sembra non trovare eguali nella penisola italiana”. Eppure, nel Museo Archeologico di Frosinone sono conservati solo i materiali di uno scavo precedente, condotto nel 1981 da Italo Biddittu. Ma non solo, nel corso degli scavi per l'interporto, finanziati dalla stessa società, è emersa <<una struttura in opera quadrata in grandi blocchi di tufo>> di epoca romana repubblicana. Forse una villa. Ma anche di questa struttura non si è saputo più nulla.
(R.C.) Editoriale Ciociaria Oggi




...e molto ancora di storico.

23/04/24

Esclusiva TGR Lazio. Ceccano è il comune con più sforamenti di Pm10 dall'inizio dell'anno

( Cliccando l'immagine si apre il video )

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Elaborazione dell'Università Lumsa su dati Arpa: male Frosinone e Colleferro. Tra i capoluoghi il meno inquinato è Rieti seguito da Viterbo





La classifica che pubblichiamo, elaborata per la TGR Lazio Rai dal professor Antonello Maruotti, Ordinario di Statistica dell'Università Lumsa, mette in fila gli sforamenti di Pm10 (oltre i 50 microgrammi per metro cubo), avvenuti dall'1 gennaio al 17 aprile nei comuni del Lazio, secondo le rilevazioni delle centraline dell'Arpa.

In un anno sono tollerati 35 sforamenti, come si potrà vedere Ceccano e Frosinone Scalo hanno giù superato il limite dopo 108 giorni.

Alcuni comuni sono presenti più volte, con l'indicazione della differente centralina di riferimento.

Classifica sforamenti* del 2024 (su 108 giorni)

*Sforamenti annui tollerati 35


Ceccano 44
Frosinone Scalo 38
Colleferro Europa 29

Cassino 28
Ferentino 22
Alatri 22...... (continua)

17/04/24

Congresso Camera dei deputati su: Rischi riproduttivi elevati nei giovani italiani nelle aree ad alto impatto ambientale

Dr. Montano

Rischi riproduttivi elevati nei giovani italiani nelle aree ad alto impatto ambientale

Il caso della Valle del Sacco

Proposte per la tutela della salute riproduttiva e generale


Il 10 aprile 2024, alcuni membri del Comitato NO biodigestori a Frosinone – Valle del Sacco, hanno avuto il privilegio di partecipare ad un interessante congresso, atteso da tempo, dal titolo: “I dati di biomonitoraggio umano: quali rischi, quali rimedi”, articolato in due sessioni ed una tavola rotonda, organizzato dall’associazione AltrItalia Ambiente ed Ecofoodfertility, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
All’iniziativa hanno partecipato esponenti del mondo scientifico, studiosi di alto livello, universitari, ricercatori, medici, esperti, rappresentanti di soggetti pubblici, operatori sanitari, politici ed ambientalisti.
Nella sede istituzionale della Camera dei deputati, presso la Sala del Refettorio, i lavori sono stati aperti dai Presidenti, dottor Renato Narciso (AltrItalia) e dottor Luigi Montano (EcoFoodFertility), e dai saluti delle Autorità presenti.
Subito dopo sono stati illustrati i risultati degli studi effettuati in diverse aree d’Italia sullo stato di contaminazione ambientale e gli effetti sulla fertilità maschile, da parte della Rete del Progetto di Ricerca EcoFoodFertility, ideato e coordinato dal dottor Luigi Montano, UroAndrologo dell’ASL di Salerno, nonché Past President della Società Italiana della Riproduzione Umana (SIRU). 
Lo studio sistematico di biomonitoraggio umano sulla qualità del seme di giovanissimi sani,  selezionati in modo rigoroso (età 18-22 anni, non fumatori, non bevitori abituali, indici di massa corporea omogenei), in relazione alla presenza degli inquinanti ambientali ed i loro effetti in diverse aree italiane ad alto tasso di inquinamento (Terra dei Fuochi, Brescia, Valle del Sacco, Modena, Vicenza, Taranto), nei confronti di un'area a basso inquinamento come la Valle del Sele (Salerno), ha rilevato importanti rischi riproduttivi in circa il 45% dei casi con almeno un parametro alterato nello spermiogramma. 
Ancora più preoccupanti appaiono le alterazioni biomolecolari (alterazioni dei sistemi antiossidanti, proteomici, epigenetici e genetici) a carico degli spermatozoi. 
Per la prima volta viene definito, con più studi e più approcci molecolari in coorti di maschi sani residenti in aree ad alto tasso di inquinamento in relazione anche a diversi contaminanti ritrovati nel liquido seminale (metalli pesanti, policlorobifenili, PFAS, composti volatili organici), un rischio riproduttivo che rappresenterebbe una spia di danno ambientale ai sistemi biologici dell’intero organismo, considerando il sistema riproduttivo maschile, ed in particolare gli spermatozoi, come sentinelle della salute ambientale e generale.
In sostanza le disuguaglianze in termini di salute fra popolazioni residenti nei territori, anche all’interno della stessa regione, dovute a fattori di nocività ambientale sono state evidenziate dalle relazioni del dottor Montano e degli altri ricercatori della rete del Progetto intervenuti, come la prof.ssa Marina Piscopo, biologa molecolare dell’Università di Napoli Federico II, che ha  evidenziato importanti alterazioni del rapporto protammine/istoni nei ragazzi della Terra dei Fuochi, Valle del Sacco e Vicenza rispetto ai ragazzi della Valle del Sele nel salernitano (zona a basso impatto ambientale). In particolare la qualità del seme nella valle del Sacco, per la morfologia e per le stesse alterazioni riscontrate nel rapporto protammine/istoni risultava la peggiore di quello dell’area della stessa Terra dei Fuochi. 
In effetti, già in uno studio pubblicato nel 2021, primo autore il dottor Luigi Montano, fra i ragazzi di Brescia, Terra dei Fuochi e Valle del Sacco, questi ultimi presentavano una peggiore qualità del seme. Inoltre in altri studi sempre dello stesso gruppo venivano riscontrati livelli di Composti Volatili Organici nel seme più alti rispetto alla Terra dei Fuochi.  
Il prof. Salvatore Micali dell’Università di Modena, invece, ha illustrato i dati dei ragazzi di Modena, evidenziando come le alterazioni spermatiche sfioravano il 45%, pur essendo perfettamente sani, oltre a verificare diverse patologie come per esempio il varicocele. Lo stesso Prof. Micali con la sua équipe ha anche effettuato biomonitoraggi importanti nell’area di Vicenza, in particolare sui PFAS con la guida del dottor Francesco Bertola, medico ISDE di Vicenza. In quest’area il campionamento sui Pfas ed anche su altri contaminanti su seme e sangue rappresenta in termini quantitativi il più vasto mai effettuato finora. I primi risultati saranno comunicati durante il IV° Incontro Nazionale della rete del Progetto EcoFoodFertility che si terrà a Vicenza il 25 maggio prossimo. 
Gli interventi congiunti della prof.ssa Oriana Motta dell’Università di Salerno, e della prof.ssa Margherita Ferrante dell’Università di Catania si sono concentrati sulle ultime scoperte della rete di Progetto in merito alle microplastiche nelle urine, sperma e in ultimo nei fluidi follicolari. 
Sul quadro tracciato dai ricercatori del network EcoFoodFertility sullo stato di salute riproduttiva dei giovani italiani e sui crescenti ed indubbi peggioramenti delle matrici ambientali è poi intervenuto il prof. Marco Martuzzi, Direttore del Dipartimento Salute e Ambiente dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha ribadito la necessità di andare avanti nelle collaborazioni intersettoriali, così come il dottor Pasquale Gallo dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, rappresentando il modello Spes in Campania, ha indicato la stessa direzione in vista di biomonitoraggi nei Siti di Interesse Nazionali (SIN), dove di fatto anche le incidenze di malattie cronico-degenerative sono più alte per la presenza di attività inquinanti.  
Infine nella tavola rotonda si sono alternati altri interventi autorevoli di ricercatori del network, come quello del prof. Alberto Mantovani, membro del Comitato di Sicurezza Nazionale sugli alimenti, ex dirigente dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha sottolineato il percorso One Health del Progetto EcoFoodFertility. Conosciamo il prof. Mantovani dal 2005 per il suo impegno durante l’emergenza del disastro ambientale della valle del Sacco ed è stato un piacere rivederlo. 
La prof.ssa Maria Luisa Chiusano, dell’Università di Napoli Federico II, ha insistito sulla necessità dell’integrazione dei dati ambientali e sanitari. 
I parlamentari presenti, come il senatore Manfredi Potenti ed i deputati Marco Furfaro, Andrea Quartini, Carmela Auriemma ed Emilio Borrelli, hanno sottolineato l’importanza dei risultati del Progetto e la disponibilità piena ad affrontare il tema della fertilità maschile, a molti ancora misconosciuto, alla luce della gravissima crisi demografica del nostro paese e alle proiezioni che vedono nei prossimi decenni addirittura un possibile collasso di tutto il sistema sociale. 
Una recente ricerca di Lancet del 2020 indica un dimezzamento della popolazione nel mondo in particolare nei paesi occidentali e l’Italia potrebbe dimezzare l’attuale popolazione. Queste proiezioni demografiche – ha commentato il dottor Montano - potrebbero essere anche anticipate se continua a scendere ulteriormente la conta spermatica, citando anche l’ultima metanalisi pubblicata nel 2023 su Human Reproduction, che indica un calo globale del 62.3% della conta totale degli spermatozoi dal 1973 al 2018. 
Peraltro la perdita di spermatozoo per anno, se dal 1972 al 2000 è stata di 1.16, dal 2000 al 2018 è arrivata a 2.64, quindi raddoppiata, senza considerare che negli ultimi tre decenni i Paesi che hanno subìto i più forti depauperamenti ambientali, vedi Cina, India, Centro Africa, alcune aree del Sud America, che oggi sono i più inquinati al mondo, stanno registrando cali notevoli della capacità riproduttiva in particolare maschile, ha concluso il dottor Montano. 
Le proposte lanciate dalla rete del Progetto ai parlamentari presenti per attivare politiche più avanzate ed integrate di sorveglianza sanitaria, prevenzione e resilienza sono state declinate in 5 punti: 1. Visita "simil leva” andrologica a tutti i 18enni con il supporto dei Medici di Medicina Generale. 2. Spermiogramma gratuito a tutti i 18enni. 3. Registro nazionale sulla fertilità maschile 4. Abbassamento dell'età degli screening per malattie tumorali almeno nelle aree a più alta incidenza per patologie oncologiche. 5. Un grande patto fra Scuola e Sanità per educare alla salute ambientale e riproduttiva e per una vera cultura della prevenzione.
Quest’ultima, ha ribadito il dottor Montano, appare strutturale per poter radicare alla base la cultura della prevenzione nel nostro Paese, partendo dall'informazione nelle Scuole ai ragazzi per renderli consapevoli dei rischi ambientali ed indurli a stili di vita sani a tutela della salute riproduttiva, che si traduce in tutela della salute generale in fase adulta e a quella della progenie, considerando gli effetti transgenerazionali che hanno gli insulti chimici e fisici ed i cattivi stili di vita sui gameti.
Il lungo interessante pomeriggio, che è andato oltre l’orario programmato per la complessità dei temi, si è concluso con la performance poetico-artistica della dott.ssa Antonella Gargano. 

Santina Camilli, per Coordinamento del:
- Comitato NO biodigestori a Frosinone - Valle del Sacco
- Comitato residenti Colleferro
- Cittadini della valle del Sacco Sgurgola-Anagni

Valle del Sacco, 16 aprile 2024

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Il video completo del congresso
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(cliccare sul link sotto per aprire il video del 22/06/2021)


Contributi degli organi di stampa


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TG2 - Medicina 33
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14/04/24

ISDE - Medici per l'Abiente: I digestori anaerobici inquinano e non sono Economia Circolare

Gli avidi di denaro, comprese note associazioni ambientaliste di nome ma non di fatto (di cui sono noti gli interessi in questo settore), esponenti del green washing, hanno puntato i facili soldi del PNNR: risorse pubbliche a disposizione della collettività e non il bancomat di false politiche ambientali.
Fanno vedere lucciole per lanterne, ma ci sono autorevoli organizzazioni nazionali medico-scientifiche che fanno luce sulle loro reali intenzioni.

L'intervento del dott. Gianni Tamino, ISDE - Medici per l'Abiente. Produrre "bio"metano inquina e non è Economi Circolare.









10/04/24

BIODIGESTORE FROSINONE: LA REGIONE TUTELA IL PRIVATO IGNORANDO UN TERRITORIO GIÀ OLTRAGGIATO

BIODIGESTORE FROSINONE: LA REGIONE TUTELA IL PRIVATO IGNORANDO UN TERRITORIO GIÀ OLTRAGGIATO.



Biodigestore Frosinone:

LA REGIONE TUTELA IL PRIVATO IGNORANDO UN TERRITORIO GIÀ OLTRAGGIATO

 

 

In una partita truccata, calpestando la legalità, la Regione si spoglia degli abiti dell'arbitro e salva in corner la valutazione di impatto ambientale sul biodigestore della Maestrale srl di Frosinone. Ancora una volta l’Ente dalla parte dei potenti in un territorio già oltraggiato. Non siamo soli a dire NO al biodigestore, la Provincia di Frosinone tiene testa alla Regione Lazio. Comune non pervenuto.

 

Dopo una lunga inspiegabile pausa, lo scorso 4 aprile, la Regione Lazio, in qualità di Autorità competente, ha convocato online la III Conferenza “decisoria” per la valutazione di impatto ambientale (VIA) del progetto di costruzione e messa in esercizio di un impianto di produzione di biometano ottenuto dalla digestione anaerobica della frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU), presentata a Frosinone dalla società Maestrale srl. 

La Conferenza di servizi “decisoria” non decide

Lo scopo di questo comunicato è quello di riferire sul discutibile esito della Conferenza che, come le altre riunioni, si è discostata dalla procedura ordinaria prevista dalla legge e condotta con estrema disinvoltura dalla Regione.

Per soddisfare gli interessi del privato sono state necessarie oltre 5 ore di riunione, che si è conclusa con rinvio, proroga e deroga alla normativa vigente.

La Maestrale srl ha inizialmente chiesto di chiudere il procedimento di VIA, rappresentando i danni economici di un ulteriore ritardo, chiusura che, per motivi diversi (scadenza del termine, carenza documentale, osservazioni inottemperate) abbiamo sollecitato anche noi sia in questa, sia nelle precedenti Conferenze.

Ma quando la rappresentante della Provincia di Frosinone, riscontrata l'ennesima carenza documentale, ha anticipato che non avrebbe rilasciato l'autorizzazione unica, la società non ha più insistito per la chiusura della Conferenza e la Regione, facendosi interprete dei desiderata della Maestrale srl, le ha concesso un nuovo rinvio della III Conferenza.

Il proponente ha “incassato” l’ulteriore proroga di 3 mesi, ottenendo una nuova convocazione, non prevista dalla normativa vigente, da tenere entro il 10 luglio, il tempo necessario alla società per integrare la documentazione mancante.

La Provincia di Frosinone si smarca dalla Regione

L’unica possibilità per la Regione di aggirare la ferma contrarietà della Provincia di Frosinone e dei pareri negativi espressi dalle varie Amministrazioni pubbliche è stata quella di tenere ancora aperta la Conferenza. Infatti “le posizioni prevalenti” erano contrarie al biodigestore e la Regione avrebbe dovuto, ex legem, come ribadito dalla rappresentante della Provincia di Frosinone, negare la VIA.

È prevalso non il diritto ma una palese mediazione a dir poco imbarazzante al limite della legalità.

Se la VIA non è stata ancora rilasciata lo si deve alla competenza della rappresentante della Provincia di Frosinone che, in tutte le Conferenze, ha gestito, con competenza e professionalità, l’esercizio dei suoi poteri entro i limiti di legge. Non ha cercato di destreggiarsi ma di rispettare il dettato normativo, come riportato nel verbale della riunione: “Si ribadisce il parere non favorevole espresso nella nota prot.n. 11890 del 03/04/2024 …” e che: “Al netto degli aspetti tecnici, corre d’obbligo evidenziare forti perplessità sull’attività amministrativa posta in essere da Codesta Spett.le Autorità Procedente. La Provincia di Frosinone rappresenta nuovamente di non condividere l’iter amministrativo seguito e che la suddetta Autorità Procedente – Area VIA della Regione Lazio si assume la completa responsabilità penale ed amministrativa dello stesso, che risulta non trovare il proprio fondamento nella normativa vigente.

Nei giorni scorsi la Provincia di Frosinone ha comunicato che la chiusura positiva della Conferenza “è condizione necessaria ma non sufficiente ai fini del rilascio dell’Autorizzazione unica”, dovendo Regione e Società tenere in considerazione obbligatoriamente, gli aspetti concessori sul manufatto di scarico.

Dalla chiusura della Conferenza di servizi al suo rinvio

Compreso il “trappolone” abbiamo subito espresso e messo a verbale la nostra contrarietà al rinvio a conferma, senza soluzione di continuità, che la Regione ha abbandonato da tempo il ruolo e la funzione di garanzia tra i soggetti del procedimento, ponendo cura e attenzione ad una sola parte, la più potente.

Per la cronaca ricordiamo che la III Conferenza è iniziata il 20.2.2022 e doveva chiudersi tassativamente, per legge, entro 120 giorni dal suo inizio. Per questo, a suo tempo, abbiamo segnalato all’Anac lo sforamento e l’atipicità del procedimento. 

La Conferenza di servizi non è il Consiglio comunale

La Conferenza di servizi è la sede tecnica in cui siedono virtualmente e contemporaneamente tutte le Amministrazioni pubbliche interessate per valutare l’idoneità della documentazione presentata dal proponente per autorizzare l’impianto.

Confondere la sede amministrativa della Conferenza di servizi con quella politica del Consiglio comunale, come è accaduto, è sembrato ad alcune Amministrazioni presenti un modo per non esporsi e salvare la propria immagine, riuscendo così a non adottare atti finalizzati e sostanziali a tutela della salute e del territorio.

A questo punto ci aspettiamo la convocazione straordinaria del Consiglio comunale di Frosinone sul biodigestore, dando la parola anche ai cittadini che si oppongono, se si vuole essere conseguenti e coerenti.

Partecipazione dei Comitati alla Conferenza di servizi senza poteri propri

I soggetti portatori di interessi pubblici, quali associazioni e comitati, possono partecipare alla Conferenza come uditori, senza diritto di voto e di parola. Contraria la Maestrale, che lo ha ribadito con veemenza, quando la Regione ci ha “concesso” brevi interventi per ragioni di opportunismo.

Questo Coordinamento di comitati ha prodotto contro il biodigestore una serie di memorie sulle problematiche sanitarie ed ambientali del sito di interesse nazionale Valle del Sacco (SIN); sulla mancata bonifica; sulla perdita di servizi per la cura della persona; sull’assenza di politiche di prevenzione e sorveglianza; sugli effetti negativi dovuti al cumulo delle fonti di inquinamento; sulla pessima qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo, con particolare attenzione al rispetto della legalità.

Nessuna delle numerose nostre memorie ed istanze ha avuto riscontro da parte della Regione.

La Asl di Frosinone “chi l’ha vista?”

Nella Valle del Sacco manca il registro tumori e la condizione di vita degli abitanti è segnata dal dramma delle malattie e dei morti, dove gli inquinanti ambientali diventano un moltiplicatore di pericoli per la salute pubblica, mentre cresce l’allarme per il rischio infertilità tra i giovani, come dimostrano studi di rilievo nazionale ed a carattere pubblico (ISS, Sentieri, Indaco, Eras, Eufemi, Montano).

In questo quadro la situazione ambientale non solo non viene riqualificata, ma addirittura viene peggiorata con più impianti di biodigestione, mentre ogni sforzo dovrebbe essere teso a ridurre ulteriori sorgenti di inquinamento severo.

L’Azienda sanitaria locale ha il compito di garantire la tutela della salute della popolazione e può incidere con il suo parere sulla Conferenza, ma non ha mai partecipato alle Conferenza ed ha rilasciato un parere favorevole “condizionato”, un frettoloso testo, frutto di un copia incolla, che non tiene conto delle specificità della compromissione del contesto sanitario del SIN della valle del Sacco in cui dovrebbe inserirsi l’impianto.

Il potere discrezionale, illimitato e non sanzionato della Regione

L’iter amministrativo regionale è iniziato nel 2019 e, come detto, a norma di legge, doveva concludersi dopo 4 mesi.

Ancora oggi risultano agli atti 36 prescrizioni nell’Autorizzazione integrata ambientale (AIA), richiamate nel parere di Arpa Lazio del 21/02/2022, non ottemperate dal proponente.

Arpa, nell’attività istruttoria preordinata al rilascio del parere, ha valutato il progetto, il piano di monitoraggio e controllo in relazione all’assetto tecnologico e gestionale, le principali sostanze inquinanti emesse, i sistemi di abbattimento previsti ed i parametri da monitorare. Ha fornito quindi alla società tutte le indicazioni e all’Autorità competente le condizioni per l’approvazione.

La Maestrale srl, che non ha depositato la documentazione integrativa, doveva ritirare l’istanza e l'Autorità competente doveva obbligatoriamente “procedere all'archiviazione". Che il Comune di Frosinone non ha chiesto neanche in questo caso. Ancora una volta Regione ed Enti istituzionali del territorio hanno garantito un porto sicuro ad interessi privati, barcamenandosi con destrezza.

Cosa ha fatto il Coordinamento dei comitati NO Biodigestore – Valle del Sacco in questi anni?

Ha prodotto osservazioni motivate contro il progetto e ha partecipato con continuità alle Conferenze, cercando di coinvolgere i soggetti pubblici interessati, compresa la Consulta dei Sindaci per l’Ambiente, che non ha dato finora segni di esistenza in vita (costituitasi a ridosso della campagna elettorale).

Per ben tre volte abbiamo inviato alla Regione, ed altre Amministrazioni dello Stato, richieste di archiviazione del procedimento, diffidando altresì Regione, Comune, Sindaco e consiglieri comunali per inerzia rispetto all’assunzione di atti amministrativi dovuti, una violazione di legge che può configurarsi quale omissione di atti d'ufficio e danno erariale per i cittadini.

Abbiamo presentato diffida ad adempiere a Regione e Comune di Frosinone, abbiamo richiesto al Governo di esercitare i poteri sostitutivi nei confronti dell’Autorità competente e segnalato all’Anac di verificare la correttezza dell’iter amministrativo che, insieme alla legalità, alla difesa del territorio e della salute, è stato al centro della nostra continua azione civica.

Per sensibilizzare la cittadinanza abbiamo svolto iniziative e ci siamo fatti carico di rendere una informazione indipendente e neutrale rispetto alle spinte contrarie della politica.

Cosa non hanno fatto i soggetti politici della Valle del Sacco?

Non hanno difeso il territorio ed i suoi abitanti attivando concretamente, con atti, tutti gli strumenti approntati dall’ordinamento a tale scopo. È mancato da parte dell’Amministrazione comunale il ricorso a tecnici ed esperti del settore esterni al suo apparato per produrre una analisi approfondita del progetto, delle criticità sanitario-ambientali e delle prescrizioni rilevate dagli Enti competenti. Anche la risposta politica è risultata assente o debole, più volta a salvare l’immagine che a produrre risultati tangibili.

Malgrado una campagna elettorale che ha visto il biodigestore al centro di una discussione volta, si direbbe, alla sola raccolta del consenso elettorale, la questione non è mai stata portata in Consiglio Comunale, complice una opposizione silenziosa e connivente.

Cosa farà il Comune di Frosinone?

La scadenza dei termini di legge, la carenza della documentazione, i numerosi pareri non favorevoli, non sono stati motivi sufficienti, per il Comune di Frosinone, per chiedere l’archiviazione. Vedremo se, qualora dovesse essere approvata la VIA, la impugnerà al Tar del Lazio o se contesterà il reato di omissione di atti di ufficio.

Nessuno degli Enti convocati in Conferenza di servizi ha chiesto l’archiviazione, ritenendo sufficiente rilevare l’irritualità della procedura amministrativa, dove è prevalsa la volontà di tutelare gli interessi del privato a scapito della legalità del procedimento, del rispetto delle procedure, dei diritti e della tutela della salute dei cittadini e della nostra comunità. 

Frosinone, 10 aprile 2024

Il Coordinamento del Comitato NO biodigestore Frosinone - Valle del Sacco
Comitato residenti Colleferro
Cittadini della Valle del Sacco Sgurgola-Anagni



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03/04/24

4 Aprile 2024 la giornata dell’ignavia: ultimo atto per il biodigestore di Frosinone

 


4 Aprile 2024 la giornata dell’ignavia: ultimo atto per il biodigestore di Frosinone


Segniamo nei nostri calendari il giorno 4 di aprile 2024, data di convocazione dell’ultima Conferenza di servizi per il rilascio della valutazione di impatto ambientale (VIA) prevedibilmente favorevole al biodigestore della società Maestrale srl di Frosinone. Abbiamo chiesto alla Regione che almeno nell’ultima Conferenza di servizi risponda alle osservazioni che abbiamo depositato sulla istanza di archiviazione della VIA e di non continuare ad ignorare quanto viene rappresentato.


Sarà un giorno triste per la città. A distanza di oltre quattro anni dal suo inizio si concluderà la procedura di VIA del biodigestore anaerobico, necessaria per ottenere l’autorizzazione integrata ambientale (AIA) per la messa in esercizio dell’impianto. Il primo nel nostro capoluogo per dimensione, il terzo in Provincia, dopo quello di Anagni e di Patrica.

Non abbiamo dubbi nell’affermare che l’Amministrazione comunale ha evitato di porre in atto azioni di sua competenza per fermare questo mega mostro alle porte della città. Il nostro costante impegno non è bastato: la VIA verrà approvata e l’attuale consiliatura del Sindaco Mastrangeli sarà ricordata come quella che non ha fermato il (primo) biodigestore nella città di Frosinone (nonostante fossero abbondantemente scaduti i termini di legge), e non ha chiesto l’archiviazione del procedimento, come abbiamo insistentemente ed inutilmente richiesto noi.


Che fine ha fatto l’impegno promosso dal gruppo consiliare Frosinone Indipendente e votato all’unanimità dal precedente Consiglio comunale contro il biodigestore? Impegno ribadito in campagna elettorale dal Sindaco Mastrangeli, che all’epoca era Assessore ed aveva sottoscritto la mozione di impegno verso la Regione? La politica ha lavorato al contrario per non dare continuità alla responsabilità che si è assunta.


Biodigestore: di cosa stiamo parlando? 

Il biodigestore è un impianto per il trattamento di rifiuti umidi (nel nostro caso FORSU), destinato alla produzione di biometano. Si parla continuamente di transizione energetica per il contrasto al cambiamento climatico e prima di “credere” che il biodigestore sia una soluzione positiva, è opportuno porsi alcune domande.

Quanti rifiuti arriveranno a Frosinone da ogni parte d’Italia? 

Per alimentare l’impianto della Maestrale srl sono previste inizialmente 50.000 tonnellate l’anno di FORSU che, da progetto, potranno arrivare a 90.000. Questi quantitativi si andranno a sommare alle 84.000 di Anagni e alle 100.000 di Patrica, solo per citare alcuni esempi. Stando quindi ai progetti recentemente presentati, in provincia di Frosinone arriveranno 234.000 tonnellate l’anno di FORSU.

Quanti rifiuti produciamo a Frosinone? 

A questa domanda risponde il Catasto Nazionale dei Rifiuti: nel 2022 la città di Frosinone ha prodotto 5.800 tonnellate l’anno di frazione organica di rifiuti umidi. L’intera provincia, in un anno, ha prodotto 41.000 tonnellate. Come se non bastasse i rifiuti indifferenziati da smaltire aumenteranno, a causa dello scarto di lavorazione, che raggiungerà circa il 40% del quantitativo trattato. 

Da dove arriverà tutta questa quantità di rifiuti? 

Non si sa, perché nel progetto non è specificato: per la FORSU esiste un mercato libero, senza confini territoriali, e non è previsto l’obbligo dello smaltimento in ambiti territoriali ottimali (ATO) autosufficienti. Quindi, per raggiungere i quantitativi necessari ad alimentare il biodigestore di Frosinone i rifiuti arriveranno anche da fuori Regione.

Come arriveranno questi rifiuti?

Con il trasporto su gomma con un incalcolabile danno sanitario ed ambientale dovuto all’ulteriore peggioramento della qualità dell’aria, anche per le emissioni e dispersioni odorigene. Per l’impianto di Frosinone è previsto il passaggio di 9.500 mezzi pesanti l’anno che si muoveranno lungo la SS Monti Lepini, concentrati soprattutto nel tratto del bivio autostrada – bivio Valle Fioretta - Maestrale.

Dove sarà collocato l’impianto di Frosinone e quanto sarà grande?

Sarà collocato vicino il casello autostradale, a 1.500 mt da Corso Lazio. L’impianto occuperà uno spazio grande quanto 6 campi di calcio, in prossimità di aziende soggette alla Direttiva Seveso per rischio incidente rilevante (leggi esplosione).

Investimento e occupazione?

Il progetto della società prevede un investimento di 20 milioni di euro e l’occupazione di 9 addetti.

Il trattamento dei rifiuti è “indolore” per i territori? 

Citiamo qui solo quanto riporta lo studio Eras 2023 del Dipartimento di epidemiologia del servizio sanitario regionale (DEP Lazio): “Vivere vicino a discariche aumenta il rischio di malattie gravi come quelle respiratorie, cardiache e cerebrovascolari, in particolare tra le donne, in proporzione all'esposizione, alle emissioni inquinanti. Nel caso dei siti di raccolta dei rifiuti aumenta anche il rischio di tumori.”

Con quali argomenti i favorevoli al biodigestore sostengono il progetto?

Con l’accusa di essere affetti dalla sindrome Nimby (“Non nel mio giardino”). È stato detto che il sacrificio della Valle del Sacco in termini di salute e inquinamento sia necessario per contrastare il cambiamento climatico e per ridurre le emissioni di CO2. Così Legambiente, che sostiene questo tipo di impianto per la produzione di biogas attraverso il trattamento della FORSU, mentre contrastava attivamente il biodigestore di Anagni non si è opposta con altrettanta forza al progetto della Maestrale srl di Frosinone ed a quello della Recall srl di Patrica, con il risultato di disorientare parte dell’opinione pubblica cittadina.

Ma davvero il SIN Valle del Sacco si può definire un “giardino”?  

Difficile dimenticare di vivere nel SIN della Valle del Sacco, dove le matrici terra ed acqua sono compromesse e in attesa da decenni di caratterizzazione e di bonifica. Impossibile non essere a conoscenza dell’inquinamento dell’aria, avendo raggiunto nel 2023 il primato nazionale negativo per le polveri sottili. Siamo una popolazione affetta da maggiori cause di morbilità, come certificato dalle indagini epidemiologiche del progetto INDACO di Dep Lazio. I nostri giovani hanno superato la Terra dei Fuochi per il rischio di infertilità. Siamo da anni sorvegliati speciali per la caratterizzazione degli inquinanti di terra ed acqua, per le infrazioni alla normativa europea sulla qualità dell’aria e per la diffusione di malattie dovute potenzialmente a cause ambientali. 

Cosa non ha fatto l’attuale Amministrazione comunale?

Gravi le responsabilità del Sindaco, degli Assessori e dei Consiglieri. Abbiamo comunicato a tutti loro che, dal punto di vista procedurale, i tempi per l’approvazione del progetto sono ampiamente scaduti. Era possibile richiedere l’archiviazione e non lo hanno fatto e non lo faranno, allo stato dei fatti, il 4 aprile prossimo.

Dal punto di vista sanitario il Sindaco ha responsabilità primarie proprie: nessuna iniziativa è stata presa a salvaguardia della salute della popolazione. Da ultimo l’Amministrazione ha scientemente deciso di non dare parere di (in)compatibilità territoriale per il rischio incidenti rilevanti come richiesto dal Comando tecnico regionale dei Vigili del Fuoco. 

Oggetto di pessime strumentalizzazioni politiche ed elettorali “l’affare biodigestore” non è mai stato portato in Consiglio comunale, tanto meno all’attenzione dell’opinione pubblica. Mai si sono cercate alternative per impedire che il rifiuto organico diventasse una risorsa interessante per gli speculatori. Nessuna serietà, nessuna azione concreta, qualche bluff per distogliere l’attenzione sulle proprie inadempienze.

Quello a cui abbiamo assistito in questi anni è stato il teatrino della supina, ipocrita, indolente accettazione del presunto ingrato destino di questo nostro “giardino”: quello di averlo trasformato in una terra senza futuro per i nostri figli, da cui sperare che i giovani vadano via il prima possibile. E se nella popolazione, questa persistente rassegnazione, che dopo anni e anni di promesse non mantenute, rende sordi e ciechi, è più che comprensibile, rimane il giudizio politico negativo verso coloro che, con responsabilità amministrative e sanitarie, mai hanno mosso un dito per difendere la nostra terra da questa ennesima aggressione, pur potendo, pur sapendo. 


Quindi, annotiamo sul calendario il 4 aprile 2024: sarà ricordato come il giorno della vergogna degli ignavi che hanno portato un altro mega mostro a Frosinone.


Frosinone, 3 Aprile 2024


Il Coordinamento di:

- Comitato NO biodigestore Frosinone - Valle del Sacco

- Comitato residenti Colleferro

- Cittadini della Valle del Sacco Sgurgola-Anagni

- Comitato Selva dei Muli per l’ambiente

- Comitato la Rinascita

- L'avamposto della Valle del Sacco salute ambiente cultura

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