BIODIGESTORE FROSINONE: LA REGIONE TUTELA IL PRIVATO IGNORANDO UN TERRITORIO GIÀ OLTRAGGIATO.
LA REGIONE TUTELA IL PRIVATO
IGNORANDO UN TERRITORIO GIÀ OLTRAGGIATO
In una partita truccata, calpestando la legalità, la Regione
si spoglia degli abiti dell'arbitro e salva in corner la valutazione di impatto
ambientale sul biodigestore della Maestrale srl di Frosinone. Ancora
una volta l’Ente dalla parte dei potenti in un territorio già oltraggiato. Non
siamo soli a dire NO al biodigestore, la Provincia di Frosinone tiene testa
alla Regione Lazio. Comune non pervenuto.
Dopo una lunga inspiegabile pausa, lo scorso 4 aprile, la
Regione Lazio, in qualità di Autorità competente, ha convocato online la III
Conferenza “decisoria” per la valutazione di impatto ambientale (VIA) del
progetto di costruzione e messa in esercizio di un impianto di produzione di
biometano ottenuto dalla digestione anaerobica della frazione organica dei
rifiuti solidi urbani (FORSU), presentata a Frosinone dalla società Maestrale
srl.
La
Conferenza di servizi “decisoria” non decide
Lo scopo di questo comunicato è quello di riferire sul
discutibile esito della Conferenza che, come le altre riunioni, si è discostata
dalla procedura ordinaria prevista dalla legge e condotta con estrema
disinvoltura dalla Regione.
Per soddisfare gli interessi del privato sono state
necessarie oltre 5 ore di riunione, che si è conclusa con rinvio, proroga e
deroga alla normativa vigente.
La Maestrale srl ha inizialmente chiesto di chiudere il
procedimento di VIA, rappresentando i danni economici di un ulteriore ritardo,
chiusura che, per motivi diversi (scadenza del termine, carenza documentale,
osservazioni inottemperate) abbiamo sollecitato anche noi sia in questa, sia nelle
precedenti Conferenze.
Ma quando la rappresentante della Provincia di Frosinone,
riscontrata l'ennesima carenza documentale, ha anticipato che non avrebbe
rilasciato l'autorizzazione unica, la società non ha più insistito per la
chiusura della Conferenza e la Regione, facendosi interprete dei desiderata
della Maestrale srl, le ha concesso un nuovo rinvio della III Conferenza.
Il proponente ha “incassato” l’ulteriore proroga di 3 mesi,
ottenendo una nuova convocazione, non prevista dalla normativa vigente, da
tenere entro il 10 luglio, il tempo necessario alla società per integrare la
documentazione mancante.
La Provincia di Frosinone si smarca dalla Regione
L’unica possibilità per la Regione di aggirare la ferma
contrarietà della Provincia di Frosinone e dei pareri negativi espressi dalle
varie Amministrazioni pubbliche è stata quella di tenere ancora aperta la
Conferenza. Infatti “le posizioni prevalenti” erano contrarie al biodigestore e
la Regione avrebbe dovuto, ex legem, come ribadito dalla rappresentante della
Provincia di Frosinone, negare la VIA.
È prevalso non il diritto ma una palese mediazione a dir
poco imbarazzante al limite della legalità.
Se la VIA non è stata ancora rilasciata lo si deve alla
competenza della rappresentante della Provincia di Frosinone che, in tutte le
Conferenze, ha gestito, con competenza e professionalità, l’esercizio dei suoi
poteri entro i limiti di legge. Non ha cercato di destreggiarsi ma di
rispettare il dettato normativo, come riportato nel verbale della riunione: “Si
ribadisce il parere non favorevole espresso nella nota prot.n. 11890 del
03/04/2024 …” e che: “Al netto degli aspetti tecnici, corre d’obbligo
evidenziare forti perplessità sull’attività amministrativa posta in essere da
Codesta Spett.le Autorità Procedente. La Provincia di Frosinone rappresenta
nuovamente di non condividere l’iter amministrativo seguito e che la suddetta
Autorità Procedente – Area VIA della Regione Lazio si assume la completa
responsabilità penale ed amministrativa dello stesso, che risulta non trovare
il proprio fondamento nella normativa vigente.”
Nei giorni scorsi la Provincia di Frosinone ha comunicato che
la chiusura positiva della Conferenza “è condizione necessaria ma non
sufficiente ai fini del rilascio dell’Autorizzazione unica”, dovendo
Regione e Società tenere in considerazione obbligatoriamente, gli aspetti
concessori sul manufatto di scarico.
Dalla
chiusura della Conferenza di servizi al suo rinvio
Compreso il “trappolone” abbiamo subito espresso e messo a
verbale la nostra contrarietà al rinvio a conferma, senza soluzione di
continuità, che la Regione ha abbandonato da tempo il ruolo e la funzione di
garanzia tra i soggetti del procedimento, ponendo cura e attenzione ad una sola
parte, la più potente.
Per la cronaca ricordiamo che la III Conferenza è iniziata
il 20.2.2022 e doveva chiudersi tassativamente, per legge, entro 120 giorni dal
suo inizio. Per questo, a suo tempo, abbiamo segnalato all’Anac lo sforamento e
l’atipicità del procedimento.
La
Conferenza di servizi non è il Consiglio comunale
La Conferenza di servizi è la sede tecnica in cui siedono
virtualmente e contemporaneamente tutte le Amministrazioni pubbliche
interessate per valutare l’idoneità della documentazione presentata dal proponente
per autorizzare l’impianto.
Confondere la sede amministrativa della Conferenza di
servizi con quella politica del Consiglio comunale, come è accaduto, è sembrato
ad alcune Amministrazioni presenti un modo per non esporsi e salvare la propria
immagine, riuscendo così a non adottare atti finalizzati e sostanziali a tutela
della salute e del territorio.
A questo punto ci aspettiamo la convocazione straordinaria
del Consiglio comunale di Frosinone sul biodigestore, dando la parola anche ai
cittadini che si oppongono, se si vuole essere conseguenti e coerenti.
Partecipazione
dei Comitati alla Conferenza di servizi senza poteri propri
I soggetti portatori di interessi pubblici, quali
associazioni e comitati, possono partecipare alla Conferenza come uditori,
senza diritto di voto e di parola. Contraria la Maestrale, che lo ha ribadito
con veemenza, quando la Regione ci ha “concesso” brevi interventi per ragioni
di opportunismo.
Questo Coordinamento di comitati ha prodotto contro il
biodigestore una serie di memorie sulle problematiche sanitarie ed ambientali
del sito di interesse nazionale Valle del Sacco (SIN); sulla mancata bonifica;
sulla perdita di servizi per la cura della persona; sull’assenza di politiche
di prevenzione e sorveglianza; sugli effetti negativi dovuti al cumulo delle
fonti di inquinamento; sulla pessima qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo,
con particolare attenzione al rispetto della legalità.
Nessuna delle numerose nostre memorie ed istanze ha avuto
riscontro da parte della Regione.
La Asl di Frosinone “chi l’ha vista?”
Nella Valle del Sacco manca il registro tumori e la
condizione di vita degli abitanti è segnata dal dramma delle malattie e dei
morti, dove gli inquinanti ambientali diventano un moltiplicatore di pericoli
per la salute pubblica, mentre cresce l’allarme per il rischio infertilità tra
i giovani, come dimostrano studi di rilievo nazionale ed a carattere pubblico
(ISS, Sentieri, Indaco, Eras, Eufemi, Montano).
In questo quadro la situazione ambientale non solo non viene
riqualificata, ma addirittura viene peggiorata con più impianti di
biodigestione, mentre ogni sforzo dovrebbe essere teso a ridurre ulteriori
sorgenti di inquinamento severo.
L’Azienda sanitaria locale ha il compito di garantire la tutela
della salute della popolazione e può incidere con il suo parere sulla
Conferenza, ma non ha mai partecipato alle Conferenza ed ha rilasciato un parere
favorevole “condizionato”, un frettoloso testo, frutto di un copia incolla, che
non tiene conto delle specificità della compromissione del contesto sanitario
del SIN della valle del Sacco in cui dovrebbe inserirsi l’impianto.
Il potere
discrezionale, illimitato e non sanzionato della Regione
L’iter amministrativo regionale è iniziato nel 2019 e, come detto, a norma di legge, doveva concludersi dopo 4
mesi.
Ancora oggi risultano agli atti 36 prescrizioni nell’Autorizzazione
integrata ambientale (AIA), richiamate nel parere di Arpa Lazio del 21/02/2022,
non ottemperate dal proponente.
Arpa, nell’attività istruttoria preordinata al rilascio del
parere, ha valutato il progetto, il piano di monitoraggio e controllo in
relazione all’assetto tecnologico e gestionale, le principali sostanze
inquinanti emesse, i sistemi di abbattimento previsti ed i parametri da
monitorare. Ha fornito quindi alla società tutte le indicazioni e all’Autorità
competente le condizioni per l’approvazione.
La Maestrale srl, che non ha depositato la documentazione
integrativa, doveva ritirare l’istanza e l'Autorità competente doveva obbligatoriamente
“procedere all'archiviazione". Che il Comune di Frosinone non ha chiesto
neanche in questo caso. Ancora una volta Regione ed Enti istituzionali del
territorio hanno garantito un porto sicuro ad interessi privati,
barcamenandosi con destrezza.
Cosa ha
fatto il Coordinamento dei comitati NO Biodigestore – Valle del Sacco in questi
anni?
Ha prodotto osservazioni motivate contro il progetto e ha
partecipato con continuità alle Conferenze, cercando di coinvolgere i soggetti
pubblici interessati, compresa la Consulta dei Sindaci per l’Ambiente, che non
ha dato finora segni di esistenza in vita (costituitasi a ridosso della
campagna elettorale).
Per ben tre volte abbiamo inviato alla Regione, ed altre Amministrazioni
dello Stato, richieste di archiviazione del procedimento, diffidando altresì
Regione, Comune, Sindaco e consiglieri comunali per inerzia rispetto
all’assunzione di atti amministrativi dovuti, una violazione di legge che può
configurarsi quale omissione di atti d'ufficio e danno erariale per i
cittadini.
Abbiamo presentato diffida ad adempiere a Regione e Comune
di Frosinone, abbiamo richiesto al Governo di esercitare i poteri sostitutivi
nei confronti dell’Autorità competente e segnalato all’Anac di verificare la
correttezza dell’iter amministrativo che, insieme alla legalità, alla difesa
del territorio e della salute, è stato al centro della nostra continua azione
civica.
Per sensibilizzare la cittadinanza abbiamo svolto iniziative
e ci siamo fatti carico di rendere una informazione indipendente e neutrale
rispetto alle spinte contrarie della politica.
Cosa non
hanno fatto i soggetti politici della Valle del Sacco?
Non hanno difeso il territorio ed i suoi abitanti attivando
concretamente, con atti, tutti gli strumenti approntati dall’ordinamento a tale
scopo. È mancato da parte dell’Amministrazione comunale il ricorso a tecnici ed
esperti del settore esterni al suo apparato per produrre una analisi
approfondita del progetto, delle criticità sanitario-ambientali e delle
prescrizioni rilevate dagli Enti competenti. Anche la risposta politica è
risultata assente o debole, più volta a salvare l’immagine che a produrre risultati
tangibili.
Malgrado una campagna elettorale che ha visto il
biodigestore al centro di una discussione volta, si direbbe, alla sola raccolta
del consenso elettorale, la questione non è mai stata portata in Consiglio
Comunale, complice una opposizione silenziosa e connivente.
Cosa farà il Comune di Frosinone?
La scadenza dei termini di legge, la carenza della
documentazione, i numerosi pareri non favorevoli, non sono stati motivi
sufficienti, per il Comune di Frosinone, per chiedere l’archiviazione. Vedremo
se, qualora dovesse essere approvata la VIA, la impugnerà al Tar del Lazio o se
contesterà il reato di omissione di atti di ufficio.
Nessuno degli Enti convocati in Conferenza di servizi ha chiesto l’archiviazione, ritenendo sufficiente rilevare l’irritualità della procedura amministrativa, dove è prevalsa la volontà di tutelare gli interessi del privato a scapito della legalità del procedimento, del rispetto delle procedure, dei diritti e della tutela della salute dei cittadini e della nostra comunità.
Frosinone, 10 aprile 2024
Il
Coordinamento del Comitato NO biodigestore Frosinone - Valle del Sacco
Comitato
residenti Colleferro
Cittadini
della Valle del Sacco Sgurgola-Anagni
(Cliccare sull'immagine per l'articolo)
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