13/08/24

𝕍𝕒𝕝𝕝𝕖 𝕕𝕖𝕝 𝕊𝕒𝕔𝕔𝕠, 𝕝𝕒 𝕤𝕡𝕖𝕔𝕦𝕝𝕒𝕫𝕚𝕠𝕟𝕖 𝕟𝕠𝕟 𝕤𝕚 𝕗𝕖𝕣𝕞𝕒

 𝕍𝕒𝕝𝕝𝕖 𝕕𝕖𝕝 𝕊𝕒𝕔𝕔𝕠, 𝕝𝕒 𝕤𝕡𝕖𝕔𝕦𝕝𝕒𝕫𝕚𝕠𝕟𝕖 𝕟𝕠𝕟 𝕤𝕚 𝕗𝕖𝕣𝕞𝕒

In attesa della conferma ufficiale dell'archiviazione del procedimento di valutazione ambientale della Maestrale srl, possiamo finalmente tirare un sospiro di sollievo: per ora, il mega impianto di trattamento rifiuti previsto alle porte di Frosinone non sarà realizzato.
Questo è un importante risultato per la salute, l'ambiente e l'economia, oltre che per la salvaguardia del valore degli immobili.
Tuttavia, nonostante questa vittoria, la battaglia per la tutela del nostro territorio è tutt'altro che conclusa.
Nuove minacce emergono per il SIN della Valle del Sacco, rappresentate da un numero crescente di progetti ad alto impatto ambientale, come impianti per la produzione di idrogeno, biogas, cementifici e poli logistici. A questi si aggiungono i numerosi progetti fotovoltaici, già approvati o in via di approvazione, che si stanno moltiplicando coinvolgendo i Comuni di Anagni, Artena, Genazzano, Gavignano, Paliano, Colleferro, Ferentino, Supino, Patrica e Frosinone. L'espansione di tali iniziative che proliferano in una valle già gravemente compromessa da oltre un secolo di inquinamento e mai bonificata, solleva preoccupazioni sulla sostenibilità ambientale e sulla gestione responsabile delle risorse locali.
Ancora una volta, mentre la speculazione sembra guidare questa aggressione al territorio, si ripete lo schema già visto con il biodigestore di Frosinone: cittadini tenuti all'oscuro dei progetti da compiacenti amministrazioni "distratte" e associazioni ambientaliste che pur non partecipando alle conferenze di servizi promuovono progetti insostenibili (vedi il biodigestore di Patrica e il fotovoltaico di Frosinone).
In particolare, nel caso degli impianti fotovoltaici, mentre vengono ignorate le raccomandazioni di ISPRA sui rischi ambientali legati al consumo di suolo e sulla protezione di aree fragili dal punto di vista idrogeologico, si sponsorizzano supposte “tecnologie salvifiche” a priori, pretendendo di influenzare l’opinione pubblica, ignorando le problematiche croniche del territorio rispetto ad inquinamento e stato di salute della popolazione, le incapacità delle amministrazioni di gestire anche la sola caratterizzazione e messa in sicurezza del SIN.
Fortunatamente, altre associazioni e comitati stanno cercando di contrastare questi progetti che minacciano di sommergere la valle. La partecipazione civica, onesta, diffusa, disinteressata è essenziale e, come abbiamo già visto, può portare a risultati positivi.

18/07/24

La Rete Nazionale dei Territori, un laboratorio di resistenza.

La Rete Nazionale dei Territori e le buone pratiche di Maria Grazia Bonfante, un laboratorio di resistenza.

La lunga battaglia contro il biodigestore da realizzare a Frosinone si è conclusa con un esito positivo, che non era affatto scontato. Dopo più di quattro anni, la Conferenza di servizi si è chiusa con l'archiviazione del progetto, dimostrando che avevamo ragione fin dall'inizio e che abbiamo fatto bene a non mollare.

In tutto questo tempo, abbiamo avuto il privilegio di incontrare una vasta rete di realtà organizzate e motivate, che condividevano la nostra opposizione.

Abbiamo sperimentato giorno per giorno gli enormi vantaggi che derivano dall'unione e dalla collaborazione tra territori.

Una punta avanzata di questa nostra esperienza è stata Maria Grazia Bonfante del Coordinamento Nazionale Terre Nostre, che ci ha supportato con costanza e determinazione nelle decisioni più critiche. Con il suo vasto patrimonio di competenze e relazioni sociali ha messo in moto energie vive a disposizione della causa, affinché ciascuna battaglia, compresa la nostra, potesse diventare la battaglia di tutti.

Ma non poteva mancare un monito per il tempo che verrà di affiancare alla lotta l’urgenza di costruire un progetto ed una proposta politica per il recupero e il rilancio della Valle del Sacco.

Con questo post vogliamo esprimerle la nostra gratitudine, nella convinzione che questa vittoria possa essere di sprone e di esempio di buone pratiche da seguire da parte di quei tanti comitati che ogni giorno lottano contro la speculazione e difendono territori, ambiente, salute e future generazioni. Ricordiamo tra gli altri: i comitati di Saliceti, Massa e Carrara, Govone, Maleo, Sospiro, Pozzaglio, Narni, Gualdo Tadino, Casalselce, Premosello, Faenza, Este, Reggio Emilia, Candela, Villapiana, Pozzallo, Cesano di Roma, Agnadello, Montello, Mantova, San Benedetto Po, Viadana, Calcinato, Carpenedolo, Goito.

Un ringraziamento speciale va anche all’amica Donatella Ibba, presidente del Coordinamento Cittadini del Lazio, sempre pronta ad offrirci soluzioni e a sciogliere nodi nelle questioni giuridiche più intricate durante il procedimento, e a Giorgio Libralato di Pontinia Ecologia, un formidabile "granellino che fa inceppare le macchine da guerra".

Mettiamo a disposizione dei comitati, sentinelle vigili del territorio, la lezione che abbiamo appreso nel nostro percorso e che ci sarà ancora molto utile per i tempi bui che ci attendono.

Il coordinamento di:

- Comitato No Biodigestore a Frosinone – Valle del Sacco

- Comitato residenti Colleferro

- Cittadini della Valle del Sacco Sgurgola - Anagni

- Blog Frosinone Bella e Brutta

14/07/24

10 luglio 2024 una data da non dimenticare! CONTRO IL BIODIGESTORE HANNO VINTO I CITTADINI DELLA VALLE DEL SACCO

 


10 luglio 2024 una data da non dimenticare! 

Nel video alcune dichiarazioni di Ina Camilli e Luciano Bracaglia
del Coordinamento dei Comitati


Comunicato del Coordinamento

CONTRO IL BIODIGESTORE HANNO VINTO I CITTADINI DELLA VALLE DEL SACCO

Per i comitati è finita la farsa.

Se fosse una partita di calcio folle di tifosi sarebbero in strada per la straordinaria vittoria riportata oggi dai cittadini della Valle del Sacco nella Conferenza di servizi conclusiva sul progetto per la messa in esercizio di un biodigestore.

Dopo poco più di un’ora la Conferenza si è conclusa con il parere non favorevole e l’archiviazione del procedimento da parte della Regione, che ha negato l'autorizzazione all’esercizio dell’impianto (PAUR) sulla base delle posizioni negative espresse da Amministrazioni, Enti e Autorità convocate.

L’archiviazione formalmente è stata motivata dalla mancata integrazione della documentazione richiesta alla società, nonostante la sollecitazione della Regione, sui risultati del piano di caratterizzazione, in quanto atto non derogabile, in un'area che ricade nel Sito di Interesse Nazionale (SIN) da bonificare. Non è stata inoltre presentata dalla Maestrale srl idonea documentazione relativa ad opere tecniche, idrauliche e manufatti di scarico di rilevanza provinciale, a tutela dell’inquinamento idrico.

Alla riunione odierna, come nelle precedenti, siamo stati ammessi come uditori, il che ci ha permesso, in questi quattro anni e mezzo, di presentare osservazioni (puntualmente ignorate) e ben 4 richieste di archiviazione del procedimento. Abbiamo depositato atto di diffida, chiesto il ricorso ai poteri sostitutivi e trasmesso segnalazione all'Anac.

L’iter regionale si è rivelato discutibile in più passaggi, tra omissioni, rinvii e proroghe concesse al proponente, oltre i limiti di legge, per dargli modo di sopperire alle carenze progettuali e documentali.

Oggi prendiamo atto che la richiesta di archiviazione del Coordinamento NO Biodigestori - Valle del Sacco era l’unica decisione da prendere ed ancora una volta abbiamo sottolineato come queste forzature da parte della Regione non abbiano tuttavia coinvolto altre Amministrazioni interessate, che hanno dimostrato correttezza e competenza della propria funzione pubblica, svolta nel rispetto delle procedure.

Resta inoltre agli atti che il Sindaco di Frosinone non ha espresso il parere sanitario obbligatorio, con prescrizioni motivate (ai sensi degli artt. 216 e 217 del Regio Decreto 7 luglio 1934, n. 1265 (Testo unico delle leggi sanitarie, richiamati nel Codice ambientale n. 152/2006 all'art. 29-quater e nella Legge comunitaria del 20 novembre 2017, n. 167).

Peraltro, se il Comune voleva incidere sulla decisione finale, avrebbe potuto approvare la variante urbanistica in base alla Direttiva Seveso, di emanazione europea, per la prevenzione e il controllo dei rischi di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose.

Oggi non vinciamo solo una battaglia lunga ed estenuante per la difesa della Valle del Sacco e che abbiamo condotto fino alla fine, nonostante la sproporzione delle forze in campo. Abbiamo trovato molti muri di gomma, omertà, ambiguità, connivenze, indifferenza e superficialità, soprattutto nelle forze politiche e sociali del territorio. Abbiamo però ricevuto anche sostegno e fiducia in quanti hanno creduto che la battaglia andasse portata avanti e li ringraziamo per averci incoraggiato.

Questo Coordinamento consegna alla città una vittoria fatta di impegno costante, portato avanti senza mai abbassare la guardia, impegno ignorato anche da chi, apertamente o silenziosamente, è andato in soccorso delle Amministrazioni procedenti anziché dei cittadini.

Nessuna giustificazione per i soggetti coinvolti, che ci sono sembrati muoversi su un palcoscenico con un gioco delle parti per mistificare e confondere i fatti, ma non di teatro si tratta. Siamo nel bel mezzo del SIN Valle del Sacco, condannato a subire da decenni le conseguenze del disastro ambientale, mentre si continua impunemente ad inquinare non solo i suoli, ma anche le matrici di acque e aria.

Per i suoi Amministratori pubblici, la città di Frosinone merita gli inganni e i raggiri di cui è stata oggetto.

C’è molto da ricostruire, soprattutto a livello di cittadinanza attiva, per non lasciare a questa politica di continuare a compromettere il futuro della nostra comunità, che assisterà ad un drastico peggioramento della qualità della vita, i cui danni sociosanitari ed ambientali emergono da studi di Istituzioni pubbliche, che si preferisce non socializzare troppo.

Ricordiamo che l’impianto era destinato alla produzione di biometano ottenuto dal trattamento anaerobico della frazione organica da raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani nel Comune di Frosinone, in Via Antonello da Messina 2, da parte della Maestrale srl.

Il biodigestore sarebbe stato alimentato con 50 mila tonnellate di rifiuti umidi l’anno, estensibili da progetto a 90 mila, trasportati su gomma, un quantitativo dieci volte superiore a quello prodotto dalla città di Frosinone, a circa 1 km da Corso Lazio e dell’erigendo ospedale privato.

La società potrà presentare un nuovo progetto dopo ovviamente che il sito sarà stato messo in sicurezza rispetto alle matrici ambientali oggi compromesse.

Frosinone, 10 Luglio 2024


Il Coordinamento:

-          Comitato NO biodigestore Frosinone - Valle del Sacco

-          Comitato residenti Colleferro

-          Cittadini della Valle del Sacco Sgurgola - Anagni


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Il verbale della Conferenza di Servizi


Verbale dell'ultima Conferenza di Servizio sull'archiviazione del BIODIGESTORE della Maestrale.
Area V.I.A.. Esauriti gli interventi, preso atto dei sopra riportati interventi e di quanto espresso dalle Autorità intervenute nonché dei pareri agli atti della conferenza, l’Autorità procedente per quanto sopra comunicato procederà con l’archiviazione del procedimento e dichiara conclusi i lavori della conferenza di servizi.


La regione Lazio archivia il Progetto per la costruzione e la messa in esercizio di un impianto di produzione di biometano ottenuto dalla digestione anaerobica della frazione organica da raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani”, Comune di Frosinone, località Via Antonello da Messina 2 Società proponente: MAESTRALE srl

da: https://regionelazio.app.box.com/v/VIA-111-2019/file/1588254472602






Conferenza di Servizi relativa al procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale ai sensi dell’art. 27-bis parte II del D.Lgs. 152/2006 “Progetto per la costruzione e la messa in esercizio di un impianto di produzione di biometano ottenuto dalla digestione anaerobica della frazione organica da raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani”, Comune di Frosinone, località Via Antonello da Messina 2 Società proponente: MAESTRALE srl
Il Rappresentante Unico della Provincia di Frosinone, richiamate le note prott. n. 11890/2024 del 03/04/2024, n. 12098/2024 del 04/04/2024 e n. 22350/2024 del 27/06/2024, considerato che il rilascio del titolo richiesto alla Provincia di Frosinone ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. n. 387/03 e ss. mm. ii. è per sua natura condizionato alla valutazione:
- dell’espressione da parte degli Enti Coinvolti alla Conferenza di Servizi di che trattasi, competenti al rilascio di autorizzazioni, concessioni, nulla osta o atti di assenso comunque denominati che confluiscono nel procedimento unico di cui all’Allegato 1 del sopracitato Decreto Ministeriale, entro i termini di conclusione della Conferenza dei Servizi stessa;
- dell’espressione di Verifica di Impatto Ambientale;
richiamato il parere della Provincia di Frosinone prot. n. 23749 del 10/07/2024, tenuto conto di quanto rappresentato nella presente seduta della Conferenza di Servizi, di tutte le numerose criticità ancora in essere nel procedimento di che trattasi e dei pareri espressi e sopra dettagliatamente riportati, la Provincia di Frosinone, stante le proprie competenze in merito all’Autorizzazione Unica ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. 387/2003 e ss.mm.ii., esprime parere non favorevole alla realizzazione ed all’esercizio degli interventi di cui all’oggetto.
Dott. Giovanni Turriziani, Maestrale S.r.l.: Preso atto della nota della Provincia di Frosinone con cui viene prodotto proprio diniego, si contesta la stessa richiamando le motivazioni espresse con la nota del 09/07/2024.
Area V.I.A.. Esauriti gli interventi, preso atto dei sopra riportati interventi e di quanto espresso dalle Autorità intervenute nonché dei pareri agli atti della conferenza, l’Autorità procedente per quanto sopra comunicato procederà con l’archiviazione del procedimento e dichiara conclusi i lavori della conferenza di servizi. (PONTINIA ECOLOGIA E TERRITORIO)

09/07/24

I corsari a Frosinone

 

Oggi, 10 luglio 2024, alle ore 10:30, ci collegheremo online, per seguire la terza Conferenza di servizi decisoria (terza parte) per l’approvazione del biodigestore di Frosinone.

Colpo di scena!

Come era prevedibile, la Società proponente dichiara di “non ritenere legittima la richiesta di avvio e/o addirittura conclusione della caratterizzazione del sito (dove sarà localizzato il biodigestore ndr), prima del rilascio del PAUR” e “chiede il differimento della seduta conclusiva della Conferenza di servizi”.

Ora, la Regione Lazio, per ben due volte dopo il 4 aprile, data della precedente seduta, ha ribadito che deve essere completamente ottemperato tale obbligo e che non potrà procrastinarsi la chiusura della Conferenza.

Ad oggi l’attuazione del Piano di caratterizzazione è “rimasta allo stato attuale, senza alcun riscontro da parte della società.”

Non solo, ma la Maestrale srl ha già usufruito di un rinvio e per legge non può richiederne altri e la Regione non può concederglieli.

Sulla nostra contrarietà al biodigestore troverete questi manifesti affissi per tutta la città.

Il procedimento di approvazione del biodigestore è combattuto e controverso: la verità puzza, c’è un cattivo odore di mancanza di rispetto delle regole e di favoritismi che sostengono gli interessi del privato con ricadute completamente sfavorevoli per la città di Frosinone, che, nel SIN, detiene già il primato nazionale per essere la città più inquinata d’Italia.

Noi del Comitato No Biodigestori a Frosinone - Valle del Sacco, saremo presenti alla seduta.


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10 luglio 2024 una data da non dimenticare!


CONTRO IL BIODIGESTORE VINCONO I CITTADINI DELLA VALLE DEL SACCO

Per i comitati è finita la farsa

Se fosse una partita di calcio folle di tifosi sarebbero in strada per la straordinaria vittoria riportata oggi dai cittadini della Valle del Sacco nella Conferenza di servizi conclusiva sul progetto per la messa in esercizio di un biodigestore.

Dopo poco più di un’ora la Conferenza si è conclusa con il parere non favorevole e l’archiviazione del procedimento da parte della Regione, che ha negato l'autorizzazione all’esercizio dell’impianto (PAUR) sulla base delle posizioni negative espresse da Amministrazioni, Enti e Autorità convocate.

L’archiviazione formalmente è stata motivata dalla mancata integrazione della documentazione richiesta alla società, nonostante la sollecitazione della Regione, sui risultati del piano di caratterizzazione, in quanto atto non derogabile, in un'area che ricade nel Sito di Interesse Nazionale (SIN) da bonificare. Non è stata inoltre presentata dalla Maestrale srl idonea documentazione relativa ad opere tecniche, idrauliche e manufatti di scarico di rilevanza provinciale, a tutela dell’inquinamento idrico.

Alla riunione odierna, come nelle precedenti, siamo stati ammessi come uditori, il che ci ha permesso, in questi quattro anni e mezzo, di presentare osservazioni (puntualmente ignorate) e ben 4 richieste di archiviazione del procedimento. Abbiamo depositato atto di diffida, chiesto il ricorso ai poteri sostitutivi e trasmesso segnalazione all'Anac.

L’iter regionale si è rivelato discutibile in più passaggi, tra omissioni, rinvii e proroghe concesse al proponente, oltre i limiti di legge, per dargli modo di sopperire alle carenze progettuali e documentali.

Oggi prendiamo atto che la richiesta di archiviazione del Coordinamento NO Biodigestori - Valle del Sacco era l’unica decisione da prendere ed ancora una volta abbiamo sottolineato come queste forzature da parte della Regione non abbiano tuttavia coinvolto altre Amministrazioni interessate, che hanno dimostrato correttezza e competenza della propria funzione pubblica, svolta nel rispetto delle procedure.

Resta inoltre agli atti che il Sindaco di Frosinone non ha espresso il parere sanitario obbligatorio, con prescrizioni motivate (ai sensi degli artt. 216 e 217 del Regio Decreto 7 luglio 1934, n. 1265 (Testo unico delle leggi sanitarie, richiamati nel Codice ambientale n. 152/2006 all'art. 29-quater e nella Legge comunitaria del 20 novembre 2017, n. 167).

Peraltro, se il Comune voleva incidere sulla decisione finale, avrebbe potuto approvare la variante urbanistica in base alla Direttiva Seveso, di emanazione europea, per la prevenzione e il controllo dei rischi di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose.

Oggi non vinciamo solo una battaglia lunga ed estenuante per la difesa della Valle del Sacco e che abbiamo condotto fino alla fine, nonostante la sproporzione delle forze in campo. Abbiamo trovato molti muri di gomma, omertà, ambiguità, connivenze, indifferenza e superficialità, soprattutto nelle forze politiche e sociali del territorio. Abbiamo però ricevuto anche sostegno e fiducia in quanti hanno creduto che la battaglia andasse portata avanti e li ringraziamo per averci incoraggiato.

Questo Coordinamento consegna alla città una vittoria fatta di impegno costante, portato avanti senza mai abbassare la guardia, impegno ignorato anche da chi, apertamente o silenziosamente, è andato in soccorso delle Amministrazioni procedenti anziché dei cittadini.

Nessuna giustificazione per i soggetti coinvolti, che ci sono sembrati muoversi su un palcoscenico con un gioco delle parti per mistificare e confondere i fatti, ma non di teatro si tratta. Siamo nel bel mezzo del SIN Valle del Sacco, condannato a subire da decenni le conseguenze del disastro ambientale, mentre si continua impunemente ad inquinare non solo i suoli, ma anche le matrici di acque e aria.

Per i suoi Amministratori pubblici, la città di Frosinone merita gli inganni e i raggiri di cui è stata oggetto.

C’è molto da ricostruire, soprattutto a livello di cittadinanza attiva, per non lasciare a questa politica di continuare a compromettere il futuro della nostra comunità, che assisterà ad un drastico peggioramento della qualità della vita, i cui danni sociosanitari ed ambientali emergono da studi di Istituzioni pubbliche, che si preferisce non socializzare troppo.

Ricordiamo che l’impianto era destinato alla produzione di biometano ottenuto dal trattamento anaerobico della frazione organica da raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani nel Comune di Frosinone, in Via Antonello da Messina 2, da parte della Maestrale srl.

Il biodigestore sarebbe stato alimentato con 50 mila tonnellate di rifiuti umidi l’anno, estensibili da progetto a 90 mila, trasportati su gomma, un quantitativo dieci volte superiore a quello prodotto dalla città di Frosinone, a circa 1 km da Corso Lazio e dell’erigendo ospedale privato.

La società potrà presentare un nuovo progetto dopo ovviamente che il sito sarà stato messo in sicurezza rispetto alle matrici ambientali oggi compromesse.

 

Frosinone, 10 Luglio 2024

 

Il Coordinamento:

-          Comitato NO biodigestore Frosinone - Valle del Sacco

-          Comitato residenti Colleferro

-          Cittadini della Valle del Sacco Sgurgola - Anagni


(CONTINUA: 10 luglio 2024 una data da non dimenticare! CONTRO IL BIODIGESTORE HANNO VINTO I CITTADINI DELLA VALLE DEL SACCO




04/07/24

Autorizzazione del biodigestore di Frosinone

Autorizzazione del biodigestore di Frosinone, in via A. da Messina 2: siamo ai titoli di coda

 

Mentre a Palazzo Munari la politica cittadina si diverte con i suoi intramontabili giochi di potere, la Regione Lazio ha deciso (anche questa volta con avviso a tempo scaduto) che il prossimo 10 luglio si terrà la terza seduta della terza Conferenza di servizi decisoria. Sì, quella stessa conferenza che, iniziata nell’era preistorica del 22 gennaio 2022, ancora non si è conclusa. Chi l’avrebbe mai detto?

Tempi decisamente insoliti, questi concessi dall’area VIA della Regione Lazio al proponente per colmare le sue vistose lacune documentali e progettuali. E pensare che gli elementi per archiviare tutto quanto ci sarebbero stati eccome! Ma no, meglio tenerci tutti col fiato sospeso e tirarla avanti per 4 anni e mezzo con un risultato scontato fin dall’inizio.

E non finisce qui!
Pare che, oltre la richiesta di archiviazione, l’amministrazione cittadina abbia anche perso di vista la mancata attuazione del Piano di Caratterizzazione da parte del proponente, una mancanza che persino la Regione Lazio ha sottolineato. E chi dovrebbe vigilare su tutto ciò? Ma il Sindaco, ovviamente! E chi altro, in qualità di massima autorità sanitaria del territorio e interlocutore con il Ministero dell’Ambiente? 

Ma le distrazioni non finiscono mai! L’amministrazione è riuscita a "dimenticare" che a meno di 1.000 metri dall’area destinata all’impianto di biodigestione il 04/08/2023 è stata assegnata dall’ASI una zona alla società Policlinico Italia Srl per la realizzazione di un Polo ospedaliero convenzionato. Certo che con queste due autorizzazioni confliggenti anche all’ASI in fatto di “distrazioni” non scherzano e la ASL invece, fa sul serio?

Nel frattempo, i problemi "politici" sembrano essere la vera priorità per i nostri consiglieri, impedendo loro di affrontare le questioni dei cittadini. Ma non temete! Invece del tanto atteso parere sanitario negativo i cittadini potranno godersi un meraviglioso docufilm sull’importanza storico/archeologica di Selva dei Muli.
Che consolazione!


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Lo scorso 3 luglio, il Coordinamento dei Comitati No Biodigestori, ha inviato a tutti gli organi competenti, tramite Posta Certificata (PEC), quanto segue:


Oggetto: Procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale ai sensi dell’art. 27-bis parte II del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. progetto “Costruzione e la messa in esercizio di un impianto di produzione di biometano ottenuto dalla digestione anaerobica della frazione organica da raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani” nel Comune di Frosinone in Via Antonello da Messina 2 Società proponente: MAESTRALE srl - Registro elenco progetti: n. 111/2019.


In vista della Conferenza di servizi riguardante il Procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale
ai sensi dell’art. 27-bis parte II del D.Lgs. 52/2006 e s.m.i. progetto “Costruzione e la messa in
esercizio di un impianto di produzione di biometano ottenuto dalla digestione anaerobica della
frazione organica da raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani”, nel Comune di Frosinone, in Via
Antonello da Messina, n. 2. Società proponente: MAESTRALE srl - Registro elenco progetti: n.
111/2019, questo Coordinamento di Comitati ribadisce la sua contrarietà al progetto per le
motivazioni più volte rappresentate, che si integra con quanto segue.
Il verbale dell’ultima riunione della Conferenza di servizi del 04.04.2024 prevede: “La ripresa dei
lavori della presente seduta verrà convocata in data da determinare con apposita nota che comunque
sarà inoltrata almeno 15 giorni prima della data della Conferenza. La seduta si terrà comunque non
oltre il 10.7.2024”.
In data 15.5.2024 la Direzione regionale Ambiente, cambiamenti climatici, transizione energetica e
sostenibilità parchi, ha inviato una comunicazione alla Società per chiedere la verifica delle matrici
ambientali e l’immediato adempimento del Piano di caratterizzazione, puntualizzando che in presenza
di ulteriori carenze la Regione deciderà in base alle risultanze agli atti, “eventualmente anche con
l’archiviazione del procedimento.”
Ai fini dell’approvazione del PAUR, riteniamo che il Sindaco di Frosinone non abbia espresso,
nell’ambito dell’AIA, il parere sanitario obbligatorio, con prescrizioni motivate, ai sensi degli artt.
216 e 217 del Regio Decreto 7 luglio 1934, n. 1265 (Testo unico delle leggi sanitarie), richiamati nel
Codice ambientale n. 152/2006 all'art. 29-quater e nella Legge comunitaria del 20 novembre 2017, n.
167.
Il Sindaco quindi, alla luce delle preoccupanti risultanze, non avendo espresso il suo parere
obbligatorio non ha sottoposto alla Conferenza di servizi i risultati sanitari, di recente pubblicazione,
emersi dai rapporti Eras e progetto Indaco, (allegati alla presente).
Lo stesso dicasi per la Asl che, alla luce delle preoccupanti risultanze, avrebbe potuto rivedere il suo
parere positivo condizionato.
Il Comune avrebbe dovuto approvare la variante urbanistica in base alla Direttiva Seveso, di
emanazione europea, per la prevenzione e il controllo dei rischi di incidenti rilevanti connessi con
sostanze pericolose.
Resta pendente la questione della presunta validità del nulla osta rilasciato dal Consorzio ASI, in data
01.06.2022, alla Società Maestrale srl.
Né risulta al momento risolta in favore della medesima Società la questione della distanza minima di
1.000 metri, tra l’erigendo impianto della Società ed il progetto “Intervento edificatorio Policlinico
Italia srl. Assegnazione C.d.a n. 202 del 04.08.2023”, sollecito del 20.04.2023 indirizzata dal
proponente al Consorzio ASI.
Nel richiamare tutte le precedenti carenze e lacune oggetto delle nostre osservazioni, a cui né la
Regione, né il proponente hanno risposto ed in considerazione di quanto rappresentato con la
presente, il progetto deve ritenersi archiviato.
Coordinamento:
- Comitato No biodigestori a Frosinone – Valle del Sacco
- Comitato Residenti Colleferro
- Cittadini della valle del Sacco Sgurgola-Anagni.

Frosinone, 02/07/2024

...compresi i seguenti allegati:

- Relazione_eras2023
https://drive.google.com/file/d/10IgLpo0r72w8g4F3Njon7fL_ryEfO0U5/view?usp=sharing

- INDACO-Rapporto-sorveglianza-e-biomonitoraggio_finale-1
www.progettoindaco.it/wp-content/uploads/2024/05/INDACO-Rapporto-sorveglianza-e-biomonitoraggio_finale-1.pdf

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18/06/24

MAMME DA NORD A SUD. Roma, 18 giugno 2024, Camera dei Deputati

MAMME DA NORD A SUD

COMUNICATO STAMPA
Roma, 18 giugno 2024
Camera dei Deputati
Ai Parlamentari della Repubblica Italiana
(Ina Camilli - Bomitato Residenti Colleferro)

Promuovere lo sviluppo sostenibile per proteggere l’ecosistema e le generazioni future.
La Rete di Mamme da Nord a Sud – intessuta di numerosi comitati e associazioni in cui tante donne difendono i propri territori dall’inquinamento che affligge l’Italia - nasce nel 2019 con lo scopo di proteggere i propri figli e le generazioni future dai disastri ambientali dovuti a scelte dissennate operate dai Governi. La Rete è partita unendo le forze da Taranto a Vicenza per poi accrescersi, coinvolgendo molte altre realtà italiane, da Nord a Sud.
Lavoriamo facendo rete, confrontandoci, scambiandoci esperienze, informazioni, elaborando proposte alternative, ma anche condividendo timori e angosce, acutizzate negli ultimi anni dal riesplodere della Guerra anche nella “nostra” Europa.
La battaglia intrapresa dalla Rete trova il suo fondamento giuridico nell’art. 9 della Costituzione, che affida alle Istituzioni della Repubblica Italiana la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. Principio enunciato già nel rapporto Brundtland del 1987, che teorizza come lo “sviluppo sostenibile” deve assicurare i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri.
In altre parole, la crescita economica non può avvenire a danno delle risorse ambientali che oltretutto non sono infinite.
Emerge, purtroppo, il rinnovato temuto proposito di utilizzare l'energia nucleare, di sostenere le fabbriche di armamenti, i petrolchimici, gli inceneritori, i cementifici, le acciaierie, le fabbriche chimiche. Ma noi vogliamo garantire un futuro migliore alle nuove generazioni e per farlo è necessario che la classe politica attui da subito quanto è in suo potere per porre fine alla distruzione dei nostri territori.
Ci rivolgiamo soprattutto alle mamme e alle donne che governano il Paese perché siamo convinte che in primis le donne possono comprendere nel profondo cosa significhi prendersi cura del futuro dei propri figli.
Da Nord a Sud riscontriamo le stesse dinamiche predatorie, lo stesso modo di aggredire i territori, la stessa superficialità nel concedere autorizzazioni a chi inquina.
La narrazione parla di sviluppo e innovazione, ma non è questo lo “sviluppo” che vogliamo e che ha portato all’estrattivismo incontrollato, come in Basilicata, terra dove si estrae il 90% del petrolio "made in Italy" ed in cui opera Eni, azienda di Stato, chiamata più volte a processo con i suoi dirigenti, già condannata in primo grado per traffico illecito di rifiuti.
É inaccettabile lo sfruttamento brutale di risorse e beni comuni che ha come conseguenza malattie e morte.
Gli scarichi di veleni nelle acque hanno provocato devastazioni mai sanate, com’è accaduto in Veneto dove le falde acquifere sono inquinate dai Pfas.
Vengono imposti mega impianti costosi e inutili in luoghi già compromessi, come il collettore del Garda sul fiume Chiese e la ciclovia del Garda. Non solo. Nei territori in cui ricadono i Poli Petrolchimici dichiarati da tanti anni Siti d’Interesse Nazionale (SIN) con diritto alle bonifiche, le Istituzioni locali, regionali e nazionali non intraprendono nessun tipo di azione per contrastare l’inquinamento industriale e mitigare il danno sanitario causato alle popolazioni che vivono a ridosso degli impianti.
Occorre spingere le aziende ad attuare una progressiva riconversione e una reale transizione energetica per uno sviluppo compatibile con il contesto territoriale.
La gestione dei rifiuti, soprattutto nelle regioni meridionali, viene affrontata come una perenne emergenza senza una reale programmazione volta ad ottenere una raccolta differenziata spinta che raggiunga le percentuali imposte dalla normativa europea. Inoltre nei Piani regionali viene ancora contemplato l’incenerimento, prevedendo l’installazione di nuovi impianti, come l’inceneritore romano di Gualtieri e quelli di Marghera. Questo nonostante la Comunità Europea nel Green New Deal non ne preveda più l’utilizzo in quanto le emissioni prodotte da questi impianti sono ritenute nocive per l’ambiente e dannose per la salute umana.
Vengono progettati e costruiti con finanziamenti pubblici (anche PNRR) impianti di stoccaggio e trasporto per gas e idrogeno che, oltre a non tenere in nessuna considerazione la morfologia e la natura del territorio, come accade per il gasdotto Linea Adriatica di Snam, che dalla Puglia all'Emilia Romagna passa per l'Appennino, sono al di fuori della vera transizione energetica ed ecologica integrale, continuando invece a puntare, assieme al mito del “nucleare pulito”, su fonti fossili e sulle lobbies dell’energia piuttosto che sul solare democratico affidato alle famiglie.
I biodigestori sempre più diffusi e autorizzati con procedure discutibili non rappresentano l’economia circolare ma inquinano e sopravvivono solo grazie agli incentivi pubblici.
Nella ‘Terra dei Fuochi’, in Campania, e nella Valle del Sacco, nel Lazio, nonostante l'alto indice tumorale, potenzialmente correlato ai rifiuti tossici interrati, non sono state mai fatte le bonifiche. Nella Terra dei fuochi si continua a coltivare su terreni avvelenati e le mamme continuano a piangere le vittime innocenti.
Con la guerra alle porte si ampliano le fabbriche di armi e si deturpano interi territori, nei poligoni militari, con le sempre più insistenti e impattanti esercitazioni militari.
Non ci accontentiamo del principio “chi inquina paga” ma sosteniamo con forza ‘’vietato inquinare’’. Nessuna cifra può restituire la salute ai nostri figli, e sono tanti i bimbi innocenti sacrificati, come quelli di Taranto, in Puglia.
Stiamo parlando di malattie e sofferenza nei territori “di sacrificio”. A causa di un modello di ‘sviluppo’ scellerato, ci sono costi che gravano sulle tasche di tutti i cittadini italiani: spese sanitarie, di bonifica, danni all'agricoltura, all'allevamento, alla pesca, all’intero ecosistema, smaltimento e gestione dei rifiuti industriali.
Noi crediamo che sviluppo ed innovazione si possano realizzare solo proteggendo le generazioni future.
Siamo stanche di parole vuote, vogliamo azioni trasparenti, politiche coraggiose e concrete!
Per questo è necessario avviare processi partecipativi con i territori che chiedono legalità e garanzie per realizzare i seguenti obiettivi:
Bonifiche rapide dei territori, a spese di chi inquina;
Divieto di utilizzo di fanghi industriali come fertilizzanti sui terreni agricoli;
Prevenzione sanitaria, controlli e monitoraggi ambientali;
Studi epidemiologici ed esami sanitari sulle popolazioni esposte;
Abbandono delle energie fossili, quindi stop immediato ai finanziamenti pubblici ai mega impianti, puntando invece sulla vera transizione ecologica integrale e quindi sull’energia solare democratica con le Comunità Solari Locali (finanziate da imprese locali) e Comunità Energetiche Rinnovabili (CER, finanziate dallo Stato);
Adozione di misure concrete per la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico in atto;
Divieto di produzione di Pfas.
È tempo di avviare una reale riconversione dell'industria pesante e politiche che incentivino un'economia ecosostenibile.

Contatti
E-mail:mammedanordasud@gmail.com
PRIME ADESIONI, IN ORDINE ALFABETICO PER REGIONE, ALLA RETE NAZIONALE 'MAMME DA NORD A SUD':
ABRUZZO
ABITO su misura - tutela dei beni comuni
Comitato Difesa Comprensorio Vastese
Comitato Familiari Vittime Casa dello studente - Rete nazionale Noi non dimentichiamo
Mobilitazione Acqua Gran Sasso
Viviamo il Liri - Comitato a difesa del Fiume Liri
Forum H2O Abruzzo
NO HUB DEL GAS
Comitato cittadini per l'ambiente- Sulmona
BASILICATA
COMITATO MAMME LIBERE (di Policoro-Basilicata) per la tutela dei figli
GECO - Genitori Consapevoli Basilicata
“Mediterraneo No Triv”
Presidio della Val d'Agri di Libera Basilicata
Osservatorio popolare della Val d'Agri
CAMPANIA
Noi genitori di tutti - Onlus
Rete di Cittadinanza e Comunità- Terra dei Fuochi
Stop Biocidio
Mamme Vulcaniche
Comitato Donne 29 Agosto -Acerra
Movimento BastaImpianti - NoSnam dell'Agro Caleno - Caserta
Le Mamme di Miriam-Acerra
EMILIA-ROMAGNA
Coordinamento Ravennate Fuori dal Fossile
FRIULI-VENEZIA GIULIA
No all'Incenerimento Sì al Riciclo Totale di Rifiuti -Fanna (PN)
LAZIO
Rifiutiamoli
Comitato Residenti Colleferro
LOMBARDIA
Mamme di Brescia
Mamme Comitato Cittadini Calcinato
Mamme Contro l'inceneritore di Mantova
Mamme No Smog Sud Milano
Mamme del Chiese
Comitato La Roccia
Comitato G.A.E.T.A. ODV Schivenoglia (MN)
Salviamo il paesaggio-Cremona
MARCHE
Ondaverde onlus Falconara Marittima
Mal’aria Falconara Marittima
MOLISE
Associazione "Mamme per la Salute e l'Ambiente odv" Venafro
PIEMONTE
Associazione mamme in piazza per la Libertà di Dissenso
Non Una di Meno di Alessandria
Comitato Stop Solvay di Alessandria
L’acqua SiCura- Val di Susa
PUGLIA
Associazione GiorgioForever
Comitato Legamjonici Taranto
Comitato No Colacem
Coordinamento No Triv - Terra di Taranto
Mamme No Tap (Lecce)
Giustizia per Taranto
Peacelink
SARDEGNA
Comitato Riconversione RWM per la pace ed il lavoro sostenibile
Rete Warfree-Iiberu dae sa gherra
SICILIA
Comitato STOP VELENI
Coordinamento per il territorio contro la discarica Armicci-Bonvicino di Lentini - Siracusa
TOSCANA
Comitato No-Wi-Fi Toscana
SOS - La Piana del Casone - Scarlino
Obiettivo Periferia- Pistoia
Biodistretto del Montalbano
Alleanza Beni Comuni- piana fiorentina
Comitato di Salute Pubblica Piombino-Val di Cornia
Acqua Bene Comune-Pistoia
Piazza val di Cornia-Piombino
Presidio No Inceneritori No Aeroporto-Firenze
Associazione per I Diritti dei Cittadini ADiC Toscana APS
VENETO
Mamme NoPfas - genitori attivi - zone contaminate
Vicenza senza Elettrosmog
No alla Discarica di Torretta-Verona/Rovigo
Associazione Progetto Nascere Meglio Coordinamento no inceneritore di Marghera
RETI DIFFUSE SUL TERRITORIO NAZIONALE
Rete Commissioni Mensa Nazionale
Rete No Rigassificatori No gnl nazionale

28/05/24

BIO-digestore. La politica inquinante sceglie gli affaristi

 Si continua con la truffa di
"BIO-massa" - "BIO-digestori" - "BIO-metano"?

"INGANNOal posto di BIO
sarebbe stato troppo lungo!

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Intervista di VISIONE TV ad 
Ina Camilli


attivista locale e componente del Comitato NO Biodigestori a Frosinone-Valle del Sacco, sulle criticità dell’impiantistica legata al ciclo dei rifiuti.

(Clicca per leggere l'articolo)
👇



Comitati No Biodigestori a Frosinone: 
“Stretti interessi tra imprenditori e politica, e la nostra salute?”

Dopo una fase di incertezze, la politica sospinta dagli imprenditori ha ripreso l’iniziativa economia e i legionari sono ripartiti all’assalto della Valle del Sacco, alzando il vessillo della riperimetrazione del SIN, per consegnare i territori ai progetti industriali di bio-digestori, fotovoltaico, idrogeno verde, ecc., in antitesi con il senso proprio della bonifica del bacino del fiume Sacco.

In questo contesto gli investimenti pubblici non sono finalizzati alla transizione ecologica ma alla finanziarizzazione dell’economia.

Operazioni dipendenti dai sussidi pubblici, tra incentivi diretti e agevolazioni fiscali che non creano occupazione e ricchezza per la popolazione, calpestando ogni sua aspettativa di ripresa in termini di sviluppo, salute e prosperità economica.


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Il testo dell'articolo in caso non dovesse funzionare il link:

Da quando la società Maestrale srl nel 2019 ha presentato il progetto per la costruzione di un biodigestore anaerobico a Frosinone si è costituito il Comitato che si oppone al rilascio dell’autorizzazione nel procedimento amministrativo in Regione Lazio. I comitati, che si sono attivati nel territorio, denunciano l’assenza di tutele per l’ambiente e la salute umana, ma anche una scarsa informazione e trasparenza politico-amministrativa verso la cittadinanza.
I biodigestori anaerobici sono impianti per il trattamento della Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano (FORSU) e la produzione di biogas da trasformare in biometano e quindi in energia. Il termine “biodigestore” sembra molto rassicurante, bio rimanda alla vita e digestione ad un processo fisiologico e naturale, ma è davvero così?
Abbiamo raccolto le parole di Ina Camilli, attivista locale e componente del Comitato NO Biodigestori a Frosinone-Valle del Sacco sulle criticità dell’impiantistica legata al ciclo dei rifiuti.

Dottoressa Camilli, la storia è lunga e intricata, ma proviamo a ripartire dalle vostre ragioni. Perché i Comitati respingono questo impianto?

Le ragioni che ci vedono contrari a questo progetto non sono ideologiche o pregiudiziali, ma risiedono nella critica che rivolgiamo alla Regione che non pianifica lo sviluppo del territorio, cala le sue decisioni sul territorio, impone dall’alto una volontà politica che non risponde agli interessi di chi lo abita.
In sintesi siamo contrari per l’impatto che impianti insalubri hanno sulla salute pubblica e sull’ambiente.
La Valle del Sacco, classificata come SIN, Sito di Interesse Nazionale, attende da decenni la bonifica dopo il disastro ambientale del 2005 [1]. La Valle continua ad essere sottoposta ad un forte stress ambientale per via degli alti livelli di inquinamento dell’aria, come rilevano tutti i rapporti di Arpa Lazio [2].
Anche l’Ue denuncia la gravità della situazione della Valle del Sacco per inadempienza alle norme ed ai parametri sulla qualità dell’aria. La Valle del Sacco, a causa della sua conformazione orografica (legata ai venti), non riesce a disperdere gli inquinanti, che restano stagnanti al suo interno. Aggiungiamo anche l’elevato transito di mezzi pesanti in entrata e in uscita, che si avrebbe nelle strade che portano al biodigestore e l’inquinamento prodotto dall’alimentazione con caldaia a gasolio dell’impianto che si sommano alle polveri emesse dall’usura dei freni, degli pneumatici ed il sollevamento delle PM al passaggio di mezzi pesanti.  L’impianto è causa di un forte inquinamento acustico e di gas maleodoranti. Per non parlare dei pericoli legati al rischio esplosione, in una area sismica, su un terreno vicino ad altri impianti ad alto impatto ambientale e sotto direttiva Seveso III. In questo scenario così critico come si può pensare di introdurre l’ennesimo fattore inquinante?

C’è poi la questione dell’annunciata bonifica della Valle del Sacco mai realizzata.

Sì, la nostra opposizione deriva anche dal fatto che anziché procedere con la bonifica del territorio si va a sovraccaricarlo ancora di più con nuove fonti di inquinamento. La Regione Lazio da un lato promette che avvierà la bonifica e d’altro concede autorizzazioni o avvia processi per autorizzare questo tipo di impianti, non avendo mai redatto un piano sul fabbisogno impiantistico del territorio.
Questo si traduce in una situazione “selvaggia” perché ogni privato ha diritto a presentare un progetto e la Regione è obbligata a valutarlo. Nell’arco di 30 km, tra Frosinone, Anagni, Patrica e Ferentino ci sono 4 nuovi impianti di questo genere autorizzati o che attendono di essere autorizzati.
L’iniziativa economica privata, come previsto dalla Costituzione, è libera, ma non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente e quindi alla dignità umana. Questi basilari principi nel nostro territorio non vengono rispettati perché le lobbies degli speculatori sono molto forti.

Quindi, secondo lei, è per questo che le Istituzioni sono così recalcitranti ad occuparsi della questione?

Ritengo che la Regione Lazio non abbia redatto il documento sul fabbisogno impiantistico per lasciare mano libera ai potenziali “investitori”, in quanto vi è un rapporto di stretta contiguità tra interesse privato degli imprenditori e politica.
Negli anni chi ricopre determinati incarichi pubblici è diventato sempre più imprenditore di sé stesso. La politica non ascolta i cittadini e della sua attività risponde ai partiti e ai finanziatori economici. La politica non viene più prima dell’economia e del profitto, il rapporto si è invertito.
In realtà la politica si occupa dello sviluppo della Valle del Sacco, solo che non lo fa per difendere gli interessi di chi abita il territorio, ma sta dalla parte del profitto.
Ed è recalcitrante perché gli affari vengono prima della tutela della comunità.

Dunque ritiene che vi potrebbero essere interessi collegati tra politica locale e imprenditori del rifiuto. Avete provato a rivolgervi alle Istituzioni in maniera diretta

All’inizio, quando ci siamo accorti delle prime anomalie nel procedimento di autorizzazione regionale, abbiamo chiesto la sospensione dell’iter, che invece è andato avanti. In seguito abbiamo diffidato la Regione Lazio e chiesto per tre volte l’archiviazione dell’autorizzazione. Al Governo abbiamo chiesto di esercitare i poteri sostitutivi verso l’Ente regionale per inadempimento. Tutte le istanze che abbiamo presentato sono rimaste senza risposta.
L’attuale Consiglio Comunale di Frosinone non ha mai indetto una riunione pubblica o consiliare sul tema del biodigestore, quando durante la campagna elettorale gran parte dei candidati Sindaci si erano dichiarati contrari. Si è perfino costituita una Consulta dei Sindaci contro il biodigestore, ma non ha promosso alcuna azione politica. Anche l’attuale Sindaco di Frosinone, Riccardo Mastrangeli, non era favorevole, ma dopo la sua elezione non ha organizzato nessun incontro informativo o adottato un atto politico in tal senso.
Le Istituzioni pubbliche sono insonorizzate e non sentono la voce dei cittadini. Stesso discorso per i partiti politici e le forze sociali. Discorso a parte è quello di associazioni nazionali che adottano “due pesi e due misure” o altre che, potendo, hanno scelto il silenzio.
Negli ultimi 20 anni ci sono state molte denunce, processi, avvisi di garanzia, inchieste e prescrizioni. È di questi giorni la notizia dell’indagine “Una goccia nel deserto” sul traffico illecito di rifiuti, partita proprio da Frosinone, mentre è arrivata la condanna in primo grado per la ex dirigente della Regione Lazio e l’imprenditore Valter Lozza per reati connessi al ciclo dei rifiuti.

A che punto è adesso la vostra lotta e in che fase si trova il procedimento regionale che approverà o archivierà il progetto?

Ci sono ancora alcune importanti prescrizioni non ottemperate da parte della società, come la condotta per lo scarico e la caratterizzazione del suolo, ai fini della bonifica, dove sorgerà il biodigestore.
L’ultima recente novità viene dalla Regione che, dopo oltre 4 anni di rinvii, deroghe e proroghe concesse al proponente, solo ora ha intimato alla Maestrale, come indicato dal Ministero, di procedere subito all’attuazione del piano di caratterizzazione ed alla verifica dello stato delle matrici ambientali, fornendone gli esiti alla Regione. Altrimenti alla prossima e ultima Conferenza di servizi, da tenersi entro il 10 luglio, se non avrà adempiuto ai suoi doveri legali, il procedimento potrebbe essere archiviato. Ma questo il Comitato NO Biodigestori a Frosinone-Valle del Sacco l’ha chiesto appena scaduti i termini di legge, cioè dopo 120 giorni dal suo inizio, e sono passati più di 4 anni! Tutto questo tempo è davvero anomalo e la procedura seguita è irrituale.
La Maestrale srl, insomma, ha avuto una incomprensibile dilazione dei tempi per mettersi in regola da risultare sospetta.
Come sempre saremo presenti in Conferenza di servizi per capire cosa accadrà.

La parola “biodigestore” non sembra nascondere minacce per l’ambiente, anzi, pare alludere ad un processo quasi spontaneo.

Anche quando si parla di “economia verde” o green economy, di polo logistico, di termovalorizzatore invece di inceneritore sembra si parli di grosse svolte in senso positivo per gli ecosistemi, ma spesso non è così. Sono espedienti per non far percepire la pericolosità che c’è dietro le parole. I comitati ormai non cadono nella trappola del linguaggio, l’attenzione è massima, ma lo stesso non si può dire dell’opinione pubblica, alla quale tutto questo viene prospettato promettendo la valle verde del “Mulino Bianco”.
La stampa ha le sue responsabilità, molto spesso asservita ai poteri economici e politici. Ringraziamo la vostra redazione per averci dato la possibilità di esprimerci liberamente.

Insomma, la storia è sempre la stessa, e al di là delle ragioni delle parti in campo, la classe politica dovrebbe almeno prestare attenzione alle richieste di discussione dei cittadini mentre questi ultimi si rivolgono alla stampa indipendente per denunciare i loro problemi, rivendicazioni e il senso di impotenza davanti alle istituzioni.

NOTE:

[1] 
https://www.internazionale.it/reportage/marina-forti/2016/07/05/inquinamento-valle-sacco-rifiuti-tossici

[2]
 https://www.frosinonetoday.it/attualita/inquinamento-ceccano-frosinone-sforamento-livelli-pm10.html . Qui il bollettino giornaliero Arpa Lazio: https://www.arpalazio.net/main/aria/sci/qa/misure/PM10.php

𝕍𝕒𝕝𝕝𝕖 𝕕𝕖𝕝 𝕊𝕒𝕔𝕔𝕠, 𝕝𝕒 𝕤𝕡𝕖𝕔𝕦𝕝𝕒𝕫𝕚𝕠𝕟𝕖 𝕟𝕠𝕟 𝕤𝕚 𝕗𝕖𝕣𝕞𝕒

  𝕍𝕒𝕝𝕝𝕖 𝕕𝕖𝕝 𝕊𝕒𝕔𝕔𝕠, 𝕝𝕒 𝕤𝕡𝕖𝕔𝕦𝕝𝕒𝕫𝕚𝕠𝕟𝕖 𝕟𝕠𝕟 𝕤𝕚 𝕗𝕖𝕣𝕞𝕒 In attesa della conferma ufficiale dell'archiviazio...